Vendetta barocca

Park Chan-wook esordisce nel 1992 con The Moon is the Sun’s Dream dopo una carriera come critico cinematografico d’assalto. Il successo arriva con Joint Security Area nel 2000, opera che ibrida i generi del film di guerra e della detective story ed infrange il record d’incassi detenuto da Shiri di Kang Je-gyu del 1999. Tra il 2002 e il 2005, Park Chan-wook dirige la cosiddetta “trilogia della vendetta”, composta da Mr Vendetta (2002), Old Boy (2003) e Lady Vendetta (2005). Quest’ultimo racconta la vicenda di Geum-Ja, una giovane donna che viene rinchiusa per 13 anni con l’accusa di aver rapito e ucciso un bambino. Una volta uscita di galera, Geum-Ja organizza la vendetta nei confronti del responsabile del suo arresto.

Lady Vendetta è un film barocco in tutte le sue componenti, sia per quanto concerne la composizione dell’inquadratura sia per le tecniche di ripresa e di narrazione. Park, infatti, si serve di immagine realistiche e poetico surreali, di split screen, di messa a fuoco e profondità di campo; sfrutta diversi piani posizionando la macchina da presa anche in modo non convenzionale (basti pensare ai frequenti plongé e alle inquadrature oblique e dal basso); utilizza spesso movimenti di macchina ma non disdegna scene statiche; filma in ambienti domestici, invernali e desertici e quasi mai rappresenta interni spogli o minimali ma piuttosto sovraccarichi di colori o di elementi (che possono essere persone oppure oggetti vari).

Questa tendenza all’accumulo si avverte anche nel montaggio, nell’uso dei punti di vista attraverso cui gli eventi sono narrati e nell’evidente ibridismo tra generi. Nel caso del montaggio assistiamo a transizioni mascherate dall’utilizzo del suono e della musica ma anche ad altre che puntano, attraverso contrasti visivi e sonori, a far percepire gli stacchi tra inquadrature allo spettatore. In altri momenti, invece, Park si serve del montaggio ellittico, che omette elementi della narrazione facendo lavorare l’immaginazione dello spettatore, e di transizioni originali, volte ad impreziosire esteticamente il passaggio tra una scena e quella successiva. Per quanto riguarda la pluralità dei punti di vista, essa è un elemento distintivo del cinema di Park: già presente in JSA, qui è realizzata attraverso le immagini e le voci narranti. In molte occasioni, infatti, al punto di vista della protagonista si alternano quelli dell’istanza narrante (ad esempio attraverso le didascalie e le inquadrature) e di altri personaggi come le compagne di cella di Geum-Ja.

Oltre all’alternanza dei punti di vista, anche l’ibridismo tra generi è una caratteristica delle opere di Park. In Lady Vendetta si assiste a una commistione di noir, commedia nera (si pensi al rapporto tra Geum-Ja e sua figlia), horror e melodramma, genere coreano per eccellenza che qui, come avviene anche in Old Boy, s’impone nell’ultima parte del film.

Altri elementi d’interesse riguardano:
• il personaggio di Geum-Ja, iconica femme fatale interpretata da un’ottima Lee Young-ae, che cerca la redenzione attraverso la vendetta (che nel finale diventerà una sorta di rituale catartico e condiviso);
• il secondo elemento riguarda la scelta di Park di rappresentare in più occasioni la protagonista attraverso piani ravvicinati che potremmo definire “agiografici”. Questo contatto tra sacro e profano si presenta spesso nel corso del film e culmina nell’ultima sequenza in cui Geum-Ja, incapace di trovare la redenzione tanto agognata, dapprima osserva il cielo con lo sguardo colmo di lacrime e in seguito tuffa il viso in una torta bianca, in questo caso simbolo artificiale di purezza. Attraverso questa immagine, il finale di Lady Vendetta richiama l’inizio del film. Ma se in precedenza Geum-Ja aveva rifiutato il tofu perché riteneva che la sua colpa non fosse ancora espiata, successivamente vi si immerge nel tentativo di chiudere col passato ed essere finalmente libera.
• ultimo elemento d’interesse concerne la critica rivolta da Park ad istituzioni come la scuola e la polizia, inadeguate o addirittura inesistenti, e alla società confuciana maschilista, sopraffatta simbolicamente da Geum-Ja che, attraverso questo suo percorso, trova quantomeno l’emancipazione.

In conclusione possiamo quindi riassumere che Lady Vendetta sia un film intenso e originale che si caratterizza per i suoi improvvisi scoppi di violenza (intervallati da rari momenti ironici) e per un barocchismo tecnico, narrativo e tematico. La tendenza all’accumulo risulta talvolta una criticità poiché rende alcune sequenze prolisse e certi snodi narrativi evitabili dato che aggiungono poco o nulla al messaggio dell’opera. Nonostante questo eccesso di stimoli, il film appare comunque quasi sempre fluido e chiaro, segno del grandissimo talento narrativo di Park Chan-wook.

di Alessandro Lonardo

Autore

  • Alessandro Lonardo, nato a Milano il 10/12/1989. Appassionato di cinema sin da bambino, ho curato un ciclo di cineforum presso il Carcere di Bollate e insegnato Storia e Critica del Cinema presso i licei Gonzaga, Severi e Manzoni di Milano. Ho conseguito la laurea magistrale in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Milano con il voto di 110 e lode. Nel mio lavoro di Tesi ho affrontato un tema ignorato dalla critica italiana e, più in generale, europea. Ho cercato di dimostrare come solo un'analisi che tenga conto dell'influenza della meditazione trascendentale e delle filosofie orientali risulti adeguata per approfondire e valorizzare l'opera di David Lynch. Attualmente gestisco un canale Youtube dedicato al mondo del Cinema (https://www.youtube.com/channel/UC-w67-_7kaBRSSuIkYPNw3A) e mi occupo della progettazione e realizzazione di approfondimenti culturali dedicati alla Settima Arte presso la Corte dei Miracoli a Milano.