Joker: Un nuovo taxi driver contro il capitalismo

Arthur Fleck è un individuo con problemi psicologici, vive con la madre anziana e lavora come clown a Gotham City. Oppresso da una società ottusa e spietata, assume il nome di Joker e si vendica dei suoi carnefici.

Todd Phillips passa dalla commedia (Old School, Starsky e Hutch, Una notte da leoni) al dramma. Ispirandosi ai fumetti più oscuri dedicati al personaggio del Joker, dirige un violento neo-noir teso verso la catarsi finale che viene gestita con maestria sia a livello visivo che sonoro.

Prequel ideale de Il cavaliere oscuro, il film tratta delle vicende che portano alla nascita del Joker. Nell’opera di Nolan il villain è descritto come un demone sfuggevole, una figura onnipotente che compare e scompare a piacimento, nemica della buona società liberale. Il Joker di Phillips, interpretato da un maestoso Joaquin Phoenix, è invece reale e calato in una Gotham City che è specchio dell’attuale società nord americana capitalista, popolata da derelitti che abusano di droghe e sfogano il proprio disagio attraverso la violenza.

Con Joker, Phillips propone una versione aggiornata di Taxi Driver (richiamato visivamente dal gesto di Arthur Fleck che si punta le dita alla tempia). I protagonisti dei due film, Travis Bickle, il disadattato reduce del Vietnam, e Arthur Fleck, il reietto vittima della società capitalista, sono abbandonati dalle istituzioni e il percorso che li trasforma in giustizieri segue tappe non dissimili. A differenza di Travis Bickle, che consuma una vendetta “appartata”, Arthur Fleck si esibisce e diventa simbolo e portavoce di tutte le persone che, giudicate improduttive, sono abbandonate dalla società dei consumi.

Nonostante alcune felici intuizioni (l’uso del sonoro e dello slow motion; l’utilizzo di inquadrature storte, dal gusto espressionista, per sottolineare lo squilibrio di Arthur Fleck; la prossemica della sequenza di Villa Wayne) Joker non risalta per originalità tecnica. Phillips è un regista hollywoodiano, si serve delle modalità del cinema narrativo per comunicare un messaggio che sia semplice e di facile lettura. Questo orientamento alla chiarezza dell’informazione però, se fa apparire alcune sequenze del film prolisse o macchinose, contribuisce a donare alla storia e alla sua rappresentazione grande impatto e intensità, collocando Joker tra i migliori comic movies mai realizzati.

Nota d’interesse per l’ironica e azzeccata scelta di scritturare De Niro per il ruolo di Murray Franklin, conduttore TV classista ed ipocrita, antitesi dell’emarginato che interpretava in Taxi Driver.

di Alessandro Lonardo

Autore

  • Alessandro Lonardo, nato a Milano il 10/12/1989. Appassionato di cinema sin da bambino, ho curato un ciclo di cineforum presso il Carcere di Bollate e insegnato Storia e Critica del Cinema presso i licei Gonzaga, Severi e Manzoni di Milano. Ho conseguito la laurea magistrale in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Milano con il voto di 110 e lode. Nel mio lavoro di Tesi ho affrontato un tema ignorato dalla critica italiana e, più in generale, europea. Ho cercato di dimostrare come solo un'analisi che tenga conto dell'influenza della meditazione trascendentale e delle filosofie orientali risulti adeguata per approfondire e valorizzare l'opera di David Lynch. Attualmente gestisco un canale Youtube dedicato al mondo del Cinema (https://www.youtube.com/channel/UC-w67-_7kaBRSSuIkYPNw3A) e mi occupo della progettazione e realizzazione di approfondimenti culturali dedicati alla Settima Arte presso la Corte dei Miracoli a Milano.