L’amore ai tempi di internet

Come lo speed dating modifica l’erranza dei sentimenti

Andrew Conru è uno studente di dottorato in ingegneria meccanica alla Stanford University quando, nel 1994, fonda quello che è considerato il primo sito di incontri: WebPersonals.com. L’intuizione di Conru è di quelle che fanno breccia nei giornali e nelle interviste: una sera, pensieroso su come rilanciare la propria vita sentimentale dopo la fine di una lunga relazione – e poiché frequentava un corso composto quasi esclusivamente da uomini – raccolse un gruppo di studenti per lavorare al primo sito di dating online. A Stanford «le probabilità di nuovi incontri erano basse, così sono stato costretto a cercare altrove»[1].

La grande svolta di WebPersonals.com fu quella di mettere a disposizione degli utenti pagine web dinamiche – ovvero schermate che cambiano a seconda dell’utente che le osserva – contrariamente alle pagine statiche sino a quel momento in circolazione, che mostravano la stessa cosa a tutti i visitatori del sito.

Conru non è mai rimasto molto legato alle sue creature telematiche, ha sempre agito come uomo d’affari: ha venduto dopo soli 18 mesi di attività (e 120.000 iscritti) il suo WebPersonals.com, per poi creare il Friend Finder Networks, comprendente differenti siti di dating, ognuno con uno specifico target; esistono infatti siti di incontri per cristiani, per asiatici, per persone interessate al sadomaso, incontri gay e molti altri. Il network ha raggiunto negli anni proporzioni enormi, superando i 520 milioni di utenti in oltre venti paesi.

Android Date

L’ingegnere dell’amore ha dato il via a una serie di tentativi, più o meno riusciti, di fornire una forma non ortodossa di incontri, che si è snocciolata dalla seconda metà degli anni Novanta fino ai giorni nostri, restando in costante evoluzione. E la strada si è fatta sempre più in discesa: se ai tempi di WebPersonals.com era un tabù affermare di cercare il proprio partner tramite il web, marchiati in questo modo come nerd e squallidi, negli anni le conoscenze “social” sono sempre più all’ordine del giorno e non rappresentano più una macchia.

Contemporaneamente alla liberalizzazione di questo costume e all’aumento delle chat disponibili, diminuiscono i siti di incontri per lasciare spazio alle app di dating, di pari passo con la rivoluzione digitale: addirittura, si ha quasi la sensazione che questo tipo di app vedano ora il loro periodo d’oro poiché sfruttano appieno le funzionalità e i servizi degli smartphone quali GPS, smart touch, velocità di connessione, possibilità di mostrare immagini e comunicazione tramite messaggistica istantanea. Gli esempi sono moltissimi e anch’essi si dividono in categorie a seconda della tipologia di incontro che si ricerca: dalle app “classiche”, che permettono incontri di ogni tipo, come Tinder, Lovoo e Meetic – ma anche Hot or Not, BeLinked, OkCupid, Happn, Bumble, Hater – a quelle per la comunità LGBT, come Grindr, Mister X, Scraff (per soli uomini) e Only Women, Wapa, Brenda, Pink Sofa, Wing Ma’am, Qrushr Girls (per sole donne).

Accomunate da un numero di utilizzatori elevatissimo in tutti i paesi occidentali (uno studio di La Repubblica[2], seppur datato, riporta che 9 milioni di italiani utilizzano almeno una volta al giorno un’app di incontri), le app condividono praticamente sempre lo stesso schema: come caso esemplare di analisi, Tinder è l’applicazione che meglio si presta per una descrizione generale di questi prodotti. Innanzitutto, Tinder è stata la prima app – e a questo, molto probabilmente, si deve il suo larghissimo successo – a selezionare i possibili partner sulla base della vicinanza geografica, parametro ritenuto precedentemente superfluo. Grazie allo smart touch, è possibile navigare fra i partner del sesso desiderato; Tinder è stata la prima app a sfruttare la funzione di swiping degli smartphone, confermando di essere perfettamente in linea con la rivoluzione tecnologica: con uno swipe (uno “strisciamento”) a destra, si nega interesse nei confronti di un utente; viceversa, con uno swipe sinistra si dimostra attrazione e conferma la volontà di interagire con un profilo e, eventualmente, di organizzare un incontro dal vivo.

Tinder, come la maggior parte delle app venute dopo di lei, utilizza il sistema algoritmico Elo, che crea match fra utenti sulla base della loro distanza geografica, degli interessi in comune e dei like ricevuti: l’obiettivo è di mettere in comunicazione persone con interessi dichiarati simili fra loro e che possano de facto passare allo step successivo – quello dell’incontro dal vivo – in maniera relativamente semplice.

Cosa rende Tinder, così come le altre app di dating, uno strumento così all’ordine del giorno per milioni e milioni di persone nel mondo? Cosa rende così attraente uno speed dating virtuale? È sicuramente difficile dare una risposta esaustiva: il grande merito delle app di dating è certamente quello di incarnare lo Zeitgeist informatico e tecnologico che ha rivoluzionato l’occidente intero. È certo anche che le app di dating sembrano essere proprio un’evoluzione naturale e obbligata, come se l’amore ai tempi di internet fosse destinato a passare attraverso questi portali.

A livello sociologico, la proposta d’incontro frutto dell’erranza è ascrivibile alla breve vita delle emozioni: il mondo social ha abbreviato il tempo emozionale, rendendo molti sentimenti immediati e al contempo fugaci. Lo si vede nel mondo dell’informazione, dove il colpo d’occhio su un titolo rende la notizia “già completa”, quasi a dimostrare come la disponibilità senza limiti fornita da internet renda pigri i lettori, che passano da un argomento all’altro con poca attenzione verso l’approfondimento.

Girl shooting

Lo stesso si nota nel dating online: la vasta disponibilità di partner possibili è un succulento frutto proibito irrealizzabile nella “vita reale”; il passaggio errante da un utente a un altro oltretutto non ha uno scopo, è quasi alieno alla volontà di trovare la propria anima gemella, ma principalmente vuole sdoganare la possibilità di incontri “senza impegno”, almeno prima facie.

Sarebbe interessante porre la questione se siano cambiati prima gli interessi all’interno delle relazioni (non-volontà di avere incontri approfonditi, volontà di avere una più ampia gamma di partner fra cui scegliere) rendendo possibile l’avvento delle app e dei siti dedicati al dating, oppure se siano stati questi ultimi a creare questo pattern comportamentale, rendendolo possibile. Probabilmente si è di fronte a cause concomitanti all’interno di una più generale rivoluzione dei costumi, prima di tutto generata dalla rivoluzione digitale e dalla globalizzazione. È difficile immaginare un nuovo corso dell’amore per il futuro prossimo, come una nuova forma di incontro o di relazione, ma allo stesso tempo è necessario riflettere su come fosse difficile pensarlo anche nel passato, quando si passò dai matrimoni combinati all’amore vero, e dall’“amore vero” allo speed dating online. Una successiva analisi deve chiedersi come cambiano le relazioni sociali in sé per gli utilizzatori delle app di dating (che, è necessario sottolineare, non rappresentano la totalità), diretta conseguenza della rivoluzione social. L’erranza è sospesa e limitata nell’utilizzo del Tinder di turno, oppure si ripercuote nella real life? Qualunque sia la risposta, un’analisi oggettiva della società non può prescindere dall’erranza dei sentimenti e delle conoscenze.

C.v.d., Andrew Conru è ancora single.

Note

[1] N. Sayej, “Il creatore del primo sito di incontri è ancora single”, in Motherboard, 2 marzo 2017.

[2] 2. B. Perilli, “Amore e sesso al tempo delle app”, in R’E Le Inchieste, 18 dicembre 2015.

di Simone Canziani

Autore

  • Laureato in Filosofia e Scienze Filosofiche alla Statale di Milano con due tesi sull'ermeneutica filosofica contemporanea, sceglie la via della letteratura e dell'editoria dopo qualche remoto pensiero sulla carriera accademica. Barman per la Corte dei Miracoli, ama i giochi di carte e il cinema.