Il racconto L’ultima goccia

Il racconto filosofico “L’ultima goccia” di Daniel Bidussa

Proprio un’ora fa, io ero davanti a te con la giacca marrone e il borsalino in testa, tu invece mi hai sputato nel caffè.

Se il cameriere non ci avesse servito mentre compravo le sigarette, ti avrei visto farlo, comunque l’ho gustato. Quando mi sono seduto notai la schiuma, ma pensai che il barista lo avesse macchiato per distrazione, si fosse confuso con un’altra ordinazione. O che la macchina del bar fosse guasta e scaldasse male l’acqua creando qualche bolla.

La saliva doveva essere poca perché non intaccò il sapore del caffè. Sappilo.

Se non fossi scoppiata a ridere non lo avrei mai capito: quindi non è equo, non siamo pari. Sei stata troppo buona. Un liquido che esce dal corpo non è mai bello, c’è chi sviene se vede il sangue, chi vomita assistendo al vomito altrui e chi scappa, come te, per la saliva degli altri.

Mi sarei dovuto scrivere le domande che volevo farti. Ci ho pensato ogni giorno per anni, ma in quella mezz’ora erano scomparse, le sto ritrovando solo adesso.

Perché non mi hai più scritto? Era solo una frase fatta il tuo ultimo messaggio? Avevo già sbagliato prima?

Alla fine mi pare di averti chiesto solo «Come stai?». Spero che saprai rispondere se ci sarà occasione.

L’unica cosa che non mi spiego di tutto quello che hai detto è perché ti sei scusata. Avrei capito se ti fosse spiaciuto avermi macchiato il caffè, ma hai detto «Scusa se rido», comunque non credo sia importante, forse era solo un convenevole, però avrei preso la palla al balzo per scusarmi anch’io di quel bacio rubato e chiaramente non richiesto. Neanche scusa ti ho chiesto, ma a mia difesa è perché non mi hai lasciato parlare. sapevo anche tre anni fa che la saliva degli altri, nella propria bocca può essere cattiva.

Sono contento che il mio ultimo pensiero prima di morire sarà che ti ho messo la giacca marrone sulle spalle quando ha tirato il vento. Era la stessa di quella sera, ancora strappata dalle tue unghie. Mi è parso sorridessi mentre la stringevi sulle braccia dopo che ci siamo salutati. Non renderla a mio padre, puoi tenerla.

Sono certo che i nostri amici comuni ti faranno avere questa lettera, sigillata nella busta così per l’ultima volta ti do la mia saliva. Scusa la battuta, forse è fuori luogo…

Lascio il cappello sul letto, puoi avere anche quello.

ADDIO


di Daniel Bidussa

Leggi tutti i nostri racconti

Autore