Brasile in fiamme

fiamme

Quasi il 20% dei biomi brasiliani hanno preso fuoco nelle ultime tre decadi

Dal 1985 a oggi, ogni anno, nel Paese che ospita la più grande biodiversità del pianeta, un territorio grande come l’Inghilterra è andato a fuoco. L’informazione è del Progetto di Mappatura Annuale dell’Uso e Copertura della Terra in Brasile (MapBiomas), un’iniziativa dell’Osservatorio del Clima che monitora, tra gli altri problemi ambientali, il disboscamento e la diffusione del fuoco nel Paese. La traccia di distruzione sulla vegetazione di tutti i biomi fino al 2020 è stata di 1,67 milioni di chilometri quadrati, l’equivalente di 19,6%, o un quinto, di tutta l’area della nazione. In questi 36 anni di studio, in tutto il territorio nazionale, 150.900 chilometri quadrati all’anno sono stati inghiottiti dal fuoco. Questo ha acceso l’allerta tra gli attivisti e gli esperti di protezione ambientale. Il Pantanal è stato il bioma più colpito, con il 57% dell’area bruciata. In una situazione critica sono anche il Cerrado e l’Amazzonia.

Mappatura

Il MapBiomas è stato creato nel 2015 ed è formato da una rete di collaboratori, esperti di biomi brasiliani, uso della terra, telerilevamento e altre tecniche che, integrate, permettono la produzione di mappe annuali sul territorio del tutto il Paese. L’indagine inedita ha analizzato 150.000 immagini catturate da tre satelliti e ha raccolto più di 100 terabytes di informazioni, rivelando che l’1,8% del territorio brasiliano soccombe agli incendi anno dopo anno.

«Anche se i grandi picchi di aree bruciate in Brasile si sono verificate principalmente negli anni colpiti da eventi di siccità estrema (1987, 1988, 1993, 1998, 1999, 2007, 2010, 2017), alti tassi di disboscamento, principalmente prima del 2005 e dopo il 2019, hanno avuto un grande impatto nell’aumento dell’area bruciata in questi periodi. La siccità, tra luglio e ottobre, concentra l’83% di incendi nel Paese», evidenzia un frammento del report.

Biomi in degradazione

Il 60% dei biomi analizzati sono andati a fuoco più di una volta tra il 1985 e il 2020. Di questi, il 65% rappresentava aree di vegetazione nativa, foreste ora convertite in pascoli, principalmente negli Stati di Mato Grosso, Pará e Tocantins, tutti territori inseriti nell’Amazzonia Legale. Invece il Pantanal, il bioma più devastato dal fuoco in questa serie storica, ha perso il 57% della sua aerea totale.

«Si sono intensificate principalmente negli anni Novanta. Negli ultimi anni però, le acque del Nord Atlantico hanno subito un processo di riscaldamento, e ora ne vediamo l’effetto in fenomeni climatici, come l’El Niño, che colpiscono il Brasile», ha spiegato la ricercatrice e coordinatrice del MapBiomas Fogo, Ane Alencar.

Il Cerrado e l’Amazzonia rappresentano insieme l’85% dell’area bruciata in questi quarant’anni. «Quando analizziamo i biomi, il Cerrado e l’Amazzonia sono stati quelli che hanno bruciato di più nel Paese. Nonostante questi due fossero i biomi che bruciavano di più in termini di area assoluta, il Pantanal ha bruciato il 57,5% del suo territorio in questo periodo. Quindi, se ci siamo spaventati con ciò che gli è successo nel 2019 e 2020, riusciamo ad avere la dimensione di dove il Pantanal è stato bruciato precedentemente e quali sono stati i processi che hanno portato il bioma a bruciare così tanto come l’anno scorso», ha aggiunto Ane Alencar.

Gli Stati che hanno bruciato di più

Mato Grosso, Pará e Tocantins, localizzati nell’Amazzonia Legale guidano il ranking dei dieci Stati che hanno bruciato di più entro il 2020. Maranhão e Rondônia, anche essi localizzati nell’Amazzonia, sono apparsi nella quarta e sesta posizione.

Articolo tratto da Rivista Cenarium. Da Amazonia para o mundo, ottobre 2021, Anno II, n. 16
Si ringrazia la traduttrice Tainá Reiff Bertolace

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