Filosofia in cucina. Intervista a Manuela Costantini

a cura di Victor Attilio Campagna

Manuela Costantini non avrà vinto la settima edizione di Masterchef. Ma ha dimostrato una notevole capacità di trasformare delle idee quasi filosofiche in dei piatti, liberando non solo una certa creatività, ma anche una concezione della cucina molto interessante. Anche il cibo è cultura e questo messaggio in Manuela emerge molto. Del resto anche la cucina è una forma di ricerca di qualcosa, il gusto sì, ma anche tanto altro.

Qual è stata la decisione alla base della sua partecipazione a Masterchef? 

Ho deciso di partecipare a Masterchef perché ero stanca di rimanere chiusa nella mia cucina a scrivere ricette e sperimentare senza aver avuto ancora la possibilità di capire, grazie a un parere autorevole, se sono davvero portata e se ho per gli ingredienti una sensibilità per cui ha senso continuare a investire risorse personali e trasformare finalmente la mia passione in lavoro. Io quando ho una passione tendo a isolarmi piuttosto che condividerla e dedico il tempo libero allo studio in solitaria. Mi sono accorta di essere arrivata a un punto in cui desideravo troppo confrontarmi e sono fan del programma sin dalla prima edizione, per cui mi è venuto istintivo buttarmi su Masterchef per fare questo test personale.

Secondo lei quello che emergeva nella trasmissione andata in onda ha riflesso pienamente quello che avveniva lungo la sua partecipazione?

Quello che viene mandato in onda è solo una piccola parte del girato, ma mi ha resa molto felice il fatto di potermi riconoscere in quello che ho visto. Inoltre anche le persone che mi conoscono dal vero mi hanno riconosciuta e questo è un bellissimo riscontro.

Ormai ci sono tanti programmi sulla cucina; un’ipertrofia di trasmissioni dai più vari format. Questo a suo avviso è positivo? Veramente crea un rapporto positivo col cibo, oppure crea un’eccessiva idealizzazione di esso?

Il cibo è cultura. Trovo educativo che seppur in modo leggero la televisione coinvolga le persone veicolando questo approccio alla cucina e alla convivialità e le stimoli a pensare finalmente che ognuno può cimentarsi e riuscire. Questo fa sentire i sogni più a portata di mano e mostra che la loro realizzazione non dipende solo dalla fortuna, ma dall’iniziativa individuale e dal sudore.

Sembra che dietro i suoi piatti ci sia una liberazione di idee, quasi una filosofia… Da dove nasce questo forte legame tra pensiero e cibo?

Quando penso a un nuovo piatto parto non dagli ingredienti ma dal concetto che voglio comunicare e poi penso a quali possono essere gli ingredienti che sostanziano quello che voglio raccontare. Mi piace sentirmi coinvolta dalle esperienze perché le esperienze creano ricordi. E così mi piace pensare di poter offrire questo ai miei commensali, lo spero tanto.

Come sta andando la sua vita dopo Masterchef?

La mia vita sta andando avanti come prima, col mio lavoro in ambito di consulenza alle risorse umane che continuo a svolgere full time. Per quanto riguarda la cucina, invece, ammetto di essere tornata alla mia attività di ricerca in solitaria. Sto scrivendo tanto, la passione resta forte.

Qualche retroscena… 

I telespettatori sono rimasti molto colpiti dalla reazione ilare della chef Klugmann la prima volta che mi ha vista al live cooking, poi però sono sicura che durante il percorso mi abbia rivalutata e apprezzata, oltre che conosciuta un po’. Sono consapevole che posso sembrare naif, ma credo che le risate successive a quella mia prima apparizione ce le siam fatte insieme, non le ho subite.

Autore

  • Tre anni di Lettere Antiche, ora a Medicina e Chirurgia. Per non perdere l'identità si rifugia nella letteratura, da cui esce solo per scrivere qualcosa. Può suonare strano, ma «Un medico non può essere tale senza aver letto Dostoevskij» (Rugarli).