Come oro nelle crepe

Fragile: il kintsugi umano di Gioia Di Biagio

Gioia e Ilaria Di Biagio hanno a che fare quotidianamente con lo Sgretolamento del corpo e dell’animo. Ma, per loro, l’arte è un viaggio alla ricerca di una relazione in cui la sofferenza e la sua trasformazione conducono alla doratura di ciò che è leso.

Questa storia comincia con il progetto Fragile, che si compone di fotografie scattate da Ilaria alla sorella Gioia e che è iniziato nel 2011. Le due sorelle, entrambe giovani e fini ricercatrici, scivolano dalla narrazione per immagini alla performance per dar vita a una poesia che parla di una storia preziosa e delicata. Il racconto di Ilaria inizia con la sindrome di Ehlers-Danlos (EDS), la malattia da cui è affetta Gioia, per trasformarsi in un viaggio all’insegna dell’empatia e dell’assorbimento del vissuto della sorella, fatto di limitazioni e singolarità, causatele del suo corpo fragile e incline alla frattura. La sua epidermide elastica e segnata viene raccontata nel dettaglio del quotidiano, fatto di visite mediche, convalescenze e busti di supporto, ma anche attraverso scatti dei momenti di esercizio fisico, pratica e metodo della sopravvivenza.

Fragile by Ilaria Di Biagio

Le fotografie riprodotte in questo articolo sono di Ilaria Di Biagio, e fanno parte del progetto Fragile, iniziato nel 2011 e tuttora in corso. Copyright Ilaria Di Biagio 2011-2017, tutti i diritti riservati. Per gentile concessione dell’autrice.

Questo viaggio fotografico, ospitato in Italia nel 2016 dalle pagine web di Internazionale, ci ricorda che la relazione e il mutamento sono lo scopo dell’arte. Nella stretta collaborazione e interazione di queste due sorelle si osserva e mette in scena il cambiamento, un mondo a testa in giù che ci propone e che ci concede la catarsi, ovvero la conversione del quotidiano attraverso gli slanci di sguardi e azioni possibili. Fragile colpisce al centro, arriva con il suo mistero a coinvolgere lo sguardo e ci avvicina a una bellezza che passa per il brutto e da esso si rovescia.

Gioia, che con il proprio nome si fonde anima e corpo, prosegue il suo percorso di elaborazione dell’EDS attraverso l’arte dorando le sue cicatrici, secondo l’antica tecnica giapponese del kintsugi. Per chi non lo sapesse, il kintsugi è un metodo di riparazione di oggetti spezzati attraverso l’uso di polvere d’oro e lacca, che fungono da prezioso collante per tasselli lesi di ceramiche di pregio (un approfondimento sul kintsugi nell’articolo L’arte di rendere unica la fragilità su La Tigre di Carta). Ed è nel solco di questa tradizione che Gioia prosegue la sua ricerca. Dalla poesia dell’immagine di Ilaria, si passa così alla poesia del gesto di Gioia attraverso una profonda conoscenza del suo corpo, dei suoi limiti e delle sue insolite caratteristiche, che segna una nuova evoluzione del suo processo artistico.

Abbiamo chiesto a Gioia Di Biagio di collaborare al numero 13 de La Tigre di Carta, dedicato al tema dello Sgretolamento: nelle pagine che seguono, gli scatti del suo progetto in corso, che passa per le dorate cuciture di una nuova possibilità.

Biografie

Ilaria Di Biagio, nata a Firenze nel 1984, è cresciuta in una vecchia casa di campagna, dove vive tuttora. Ha studiato Antropologia Visuale e Giornalismo d’Inchiesta a Roma, seguendo nel frattempo corsi di fotografia prima a Firenze e Roma e poi in Danimarca, presso la Danish School of Media and Journalism. L’interesse verso ciò che la circonda la porta a occuparsi di tematiche a lei vicine: dal suo passato in The Thin Line, a Fragile, in collaborazione con la sorella Gioia, a Un miglio – I cavalli hanno già mangiato e l’oca non si trova, uno spaccato del chilometro intorno alla zona in cui vive nel Chianti. Ha esposto al Festival Chobi Mela VII in Bangladesh, al Copenhagen Photo Festival e in vari luoghi in Italia. Attualmente lavora a progetti in Italia, interessata a rappresentare il proprio punto di vista su persone e luoghi a cui è legata. www.ilariadibiagio.com

Gioia Di Biagio, nata a Firenze nel 1985, ha studiato all’I.S.A. arte digitale e grafica pubblicitaria. Ha collaborato come videomaker con il Teatro Studio di Scandicci e realizzato il documentario sulla scrittrice Marguerite Yourcenar La certezza di esistere, curato da Zappa Mulas. Con Ivan Radicioni ha prodotto il documentario Espiritu de Anaconda sul metodo di cura fitoterapico sciamanico. Nel 2012, in collaborazione con la sorella fotografa Ilaria Di Biagio, ha iniziato il progetto Fragile sulle malattie rare e la “fragilità” del suo corpo. Dal 2009 suona l’organetto nel gruppo Le Cardamomò, contenitore di creazioni a tutto tondo. Nel 2013 Gioia ha ideato e diretto il videoclip Valse de Meduse ispirato al teatro d’ombre. Lo scopo di Gioia è quello di esprimere e portare la poesia nella propria vita e in chi la circonda, in ogni sua forma artistica. www.lecardamomo.com

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