L’anima buona di Piazza Tirana

Regia di Mario Gonzalez. Di e con Irene Arpe e Luigi Vittoria. Liberamente ispirato a “L’anima buona del Sezuan” di B. Brecht. Una produzione Dopolavoro Stadera

anima buona di piazza tirana

Il 20 e il 21 dicembre 2022 debutterà a Milano – al Pacta dei Teatri (via Ulisse Dini, zona piazza Abbiategrasso) – la nuova produzione del Dopolavoro Stadera: L’anima buona di piazza Tirana, regia di Mario Gonzalez, liberamente ispirato a “L’anima buona del Sezuan” di B. Brecht.

Attore del Theatre du Soleil negli anni ‘60/’70, Mario, il regista, è ancora un fiume in piena, nonostante i suoi ottant’anni: straborda di idee, progetti, voglia di fare e soprattutto di tramandare il suo lavoro e la sua esperienza. L’estate scorsa non avevamo ancora finito di montare le scene finali di Benvenuta Catastrofe! – spettacolo di e con Luigi Vittoria, regia di Mario Gonzalez, che ha debuttato a dicembre 2021 – che già chiedeva: “Allora Luigi, dopo la Catastrofe che faremo? Hai idee, proposte?”. Per lui è essenziale che sia l’attore – dal basso – a proporre, e non il regista – dall’alto – a comandare o a imporre. Mario non dirà mai “lavoriamo su questo testo” oppure “mettiamo in scena questo romanzo”, piuttosto ti chiederà: “di cosa vuoi parlare nel prossimo spettacolo?” oppure “qual è il testo che più di ogni altra cosa vorresti mettere in scena e, soprattutto, perché?”.

Ci ho riflettuto, ho letto vari testi vecchi e nuovi, teatrali e non. Poi ho pensato a Irene. Lavoriamo insieme da molti anni, insieme abbiamo fondato il Dopolavoro Stadera e, sempre insieme, abbiamo messo in piedi il progetto Brigata Brighella. Inoltre anche lei, come me, è stata formata da Mario Gonzalez attraverso i laboratori periodici che abbiamo organizzato ogni estate, negli ultimi tre anni, sulla maschera neutra e le maschere espressive. Pensando a lei ho pensato a Shen Te, la protagonista de L’anima buona del Sezuan, a mio avviso uno dei personaggi femminili più affascinanti delle opere brechtiane. Irene, dal canto suo, ha subito accettato: la sua urgenza era riflettere, a teatro, sull’esperienza portata avanti nelle periferie milanesi, sulle contraddizioni che nascono una volta che si decide di entrare a casa di qualcuno a portargli qualcosa di cui si presuppone abbia bisogno. La Brighella è una brigata teatrale ambulante che, a partire dal lockdown del 2020 e in collaborazione con le Brigate Volontarie per l’Emergenza e Emergency, ha organizzato oltre 70 incursioni teatrali nei cortili delle case popolari milanesi, accompagnate da altrettante distribuzioni alimentari, tutte a impatto economico zero per gli abitanti. Durante queste incursioni abbiamo avuto modo di osservare e di vivere le più aspre contraddizioni delle periferie milanesi, strette fra la morsa di un’amministrazione interessata unicamente a riqualificare e a gentrificare e un mercato del lavoro sempre più vorace, competitivo e spietato (senza contare l’esclusività della metropoli: Milano, lo sappiamo, sta diventando sempre più cara). L’abbandono sociale, sanitario ed edilizio che abbiamo più volte incontrato nei quartieri, oltre la Circonvalla, rappresenta il contesto adatto alla cosiddetta guerra tra poveri.

irene arpe

Trovata nel testo di Brecht la struttura di partenza, L’anima buona di piazza Tirana ha preso vita. Ci siamo seduti attorno a un tavolo, davanti a una birra e a un bicchiere di vino, l’opera omnia di Brecht e un quaderno per gli appunti: abbiamo iniziato a studiare. Il testo è nato così, prendendo la struttura originale dell’opera e adattandola al nostro presente. In questo processo di riscrittura e adattamento è cresciuto un testo nuovo in cui la protagonista è Chantal, una prostituta di Piazza Tirana, l’acquaiolo brechtiano Wang si è trasformato in Franco, un senzatetto che lavorava in un autolavaggio, l’ambizioso aviatore è diventato Annibale, un giovane imprenditore milanese, gli dei da tre si sono ridotti a uno: il dio della giustizia. Grazie al cospicuo premio in denaro del dio, Chantal non aprirà una tabaccheria bensì aiuterà i volontari e le volontarie della Brigata Polenta (un’associazione di volontariato che distribuisce pasti caldi agli affamati) a costituire un’organizzazione in grado di consegnare alle persone dei veri e propri pacchi alimentari con dentro la spesa per un’intera settimana. Ma il mondo non ha pietà per i puri: per sopravvivere agli artigli del burocratismo istituzionale, di chi non ha più nulla da perdere e degli startupper innovativi Chantè è costretta a trasformarsi nel cugino Shon. Solo grazie a questa maschera, capace di adattarsi ai meccanismi dell’oggi, riuscirà a non farsi divorare dagli avvoltoi. È questa l’anima buona che cercava il dio della giustizia? Perché il giusto è sempre battuto, quando vuole soltanto dare aiuto?

La divisione dei ruoli è venuta da sé, in automatico, di pari passo con la scrittura delle prime pagine del testo: Irene vestirà i panni della protagonista, Chantè, e del suo doppio Shon, che interpreterà in maschera. Una menzione speciale è da fare a Renzo Sindoca, mascheraio e artigiano del cuoio che ci ha accompagnato nella creazione di una maschera ad hoc per questo lavoro, fatta appositamente a partire dal calco e dai lineamenti di Irene. A me invece toccherà interpretare tutti gli altri personaggi della storia, più di dieci caratteri, voci e corpi da trovare, che è quel che più mi diverte fare al mondo. Per scelte registiche lo spettacolo è tanto agile quanto povero: senza alcuna scenografia all’infuori di una quinta, senza costumi particolari all’infuori della maschera, tutta la magia della narrazione è affidata al lavoro degli attori.

luigi vittoria

Le tematiche affrontate sono varie: la giustizia, in primis, ma anche le contraddizioni della metropoli, il divario fra ricchezza e povertà, il vano tentativo di un singolo idealista di rendere il mondo un posto migliore, la difficoltà di arrabattarsi in una società dove vige la legge del più forte, la differenza fra uomini e donne nei contesti istituzionali e di potere, la necessità di diventare crudeli per sopravvivere. Sono temi che sentiamo urgenti e che raccontiamo in scena entrando in diretto contatto con il pubblico. Terremo le luci di sala accese: per poter meglio interagire e vedere le reazioni di chi sarà seduto davanti, davanti alle quali – a detta di Mario – un attore non può e non deve assolutamente restare indifferente.

Lo spettacolo è interamente ambientato in piazza Tirana e deve molto, in termini di ispirazione, al lavoro che abbiamo svolto negli ultimi due anni con il progetto Brigata Brighella. Questa esperienza, trasposta e alterata, converge nella figura e nelle vicende di Chantè, una giovane ragazza che, ricompensata da un misterioso dio della giustizia con una somma enorme di denaro, decide di investire tutto nel tentativo di rendere il mondo un posto migliore, di risolvere le insolvibili contraddizioni del presente perché, dice Chantè alla fine del primo atto (sulla falsariga del testamento spirituale di Lorenzo Orsetti, combattente anarchico morto in Kurdistan combattendo contro lo Stato Islamico), “alla fine ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercherò di essere io, Chantè, quella goccia”. Questo suo slancio altruistico finirà presto per scontrarsi con l’individualismo dei più, con la politica del chi fa da sé fa per tre, non fidarti di nessuno e del fatti i cazzi tuoi, che investe e riguarda tutti gli interlocutori di Chantè che si avvicendano sulla scena dal primo al quarto atto, “spaccato ognuno dalla sua propria frontiera / la mano destra nemica della sinistra” come scriveva Primo Levi in una sua poesia del 1981.

Come uscire da una situazione del genere? Come campare in un mondo ultracompetitivo dove vige la legge del più spregiudicato? Che dio della giustizia è uno che regala milioni per poi tornarsene a farsi i fatti suoi nell’alto dei cieli? Come può una donna, da sola, riuscire a cambiare il mondo e renderlo un posto più giusto? Sembra un’impresa donquisciottesca, ingenua, impossibile, ma forse è proprio in questo slancio utopistico e irreale che dovremmo trovare la forza di sognare e di cambiare le cose. Sperare nella svolta e lottare per la salvezza oppure arrendersi alla realtà? Cambiare è impossibile e il mondo è inevitabilmente votato alla rovina e all’infelicità collettiva? Pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà (per citare un amico), come possono, ora, camminare insieme? Su questi e altri dilemmi tenteremo di riflettere con la comunità che verrà a teatro.

Che altro dire: vi aspettiamo! Potete acquistare i biglietti de “L’anima buona di piazza Tirana” sul sito del Pacta dei Teatri oppure potete prenotarli scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica: biglietteria@pacta.org.

di Luigi Vittoria

Foto di Anna Minor

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