Sei giunta con il vento calmo

Oggi ho il grande piacere di commentare insieme al celebre scrittore e poeta Pierfranco Bruni un suo componimento dal titolo Sei giunta con il vento calmo che fa parte della nostra raccolta, di prossima pubblicazione, scritta a quattro mani che si intitolerà Siamo vento siamo epifania. Questa poesia canta l’epifania di un amore, ossia il momento in cui il poeta si rende conto, all’improvviso, di trovarsi di fronte ad un grande amore. Il momento della rivelazione.

Pierfranco, è corretto affermare questo?

Direi di sì. Ci siamo incamminati verso un viaggio che considero quasi “simile”, per certi aspetti, alla Vita Nova di Dante perché, verso dopo verso, diventa una “rivelazione” non soltanto sul piano letterario, ma anche sul piano umano. Una rivelazione che ci permette una consapevolezza di questo amore, iniziato come elemento immaginario, simbolico, ma poi costituitosi come realtà vera e propria. Vivendo questa epifania, si esce fuori dall’epifania e si incontra la realtà. In questo percorso è chiaro che la poesia ha un suo compito specifico: ossia quello di “portare fuori” il sublime, l’emozione, la percezione in un linguaggio in cui ci si confronta costantemente perché, attraverso il linguaggio, si comprendono quei procedimenti che covano dentro l’anima, dentro il cuore, e ci si confronta con questo linguaggio che è un “linguaggio sentimento”, un “linguaggio percezione”, un “linguaggio emozione”.
Non sempre avviene così, soprattutto in poesia, perché la poesia cattura delle immagini e, catturando delle immagini, le percezioni, le emozioni volano, non si fermano. In questo caso avviene esattamente il contrario. Esistono le immagini, poiché sono ben marcate all’interno di un processo esistenziale e letterario, ma insistono e resistono quelle emozioni che continueranno. Ecco perché questo componimento rappresenta un passaggio obbligato all’interno di questa raccolta di poesia, all’interno di questa storia d’amore, perché questo libro è un progetto. Non si tratta di poesie disarticolate. Ciascuna poesia ha una continuità e, proprio per questo motivo, ritengo che ci sia un progetto compiuto all’interno di questo vissuto. In termini letterari, io credo sempre all’incompiutezza del testo, ma questo è un altro discorso che implica processi critici e letterari. Il passaggio di questo componimento diventa, in questo caso specifico, “obbligato” per capire il filo che lega l’incipit e la continuità di questa raccolta in cui si racconta l’amore, se stessi e si racconta l’amore anche attraverso l’amore per la poesia.

Non sei un’ombra
o un mistero
o una finzione.
No, tu sei vera!

Vera come le mie dita
che sfiorano il giorno
nel passare delle ore
e non sei silenzio.

Tu sei “vera”, dice il poeta. Tu non sei solo sogno, chimera, utopia, tu sei reale. E per rappresentare questa connotazione di realtà, utilizzi delle bellissime metafore, come quella delle “dita che sfiorano il giorno”.

Questi versi confermano il discorso emozionale letterario e umano che facevo all’inizio. Si parte dall’immaginario, che è l’immaginario simbolico, e si accarezza poi la realtà, si vive dentro la realtà, si tocca la realtà. Nel sogno tu non resti sogno, ma diventi realtà. Non è una questione di descrittività della poesia, ma c’è questo passaggio che io definisco “obbligato” in termini letterari, umani e sentimentali perché, senza questo passaggio, l’amore non si formalizza in sé come amore, quindi dall’immaginario, o dall’immaginazione, dal sogno, si usano le metafore per non entrare, (perché non si entra nella poesia) in una vera e propria rappresentazione del reale. La metafora, in fondo, nasce dall’esigenza di non voler dire, di non voler raccontare, ma di voler fornire ugualmente al lettore la possibilità di percepire una storia, di percepire ciò che si nasconde dietro la metafora. La metafora, a volte, è ciò che non verremmo dire con alcune parole, ma è quello che facciamo capire attraverso il contesto e l’allusività.
La metafora gioca con l’allusività e con questo “voler uscire fuori dal sogno” e toccare la realtà, come le “dita che toccano l’alba, il silenzio, le ore”. È impossibile, sul piano reale, che le dita possano toccare il silenzio, le ore, l’alba, le stagioni, ma diventa reale sul piano poetico, metaforico. Di conseguenza, la metafora diventa il punto centrale che unisce il concetto della “parola realtà”, con la parola che è fantasia, immaginazione. La parola che è fantasia e immaginazione continua ad insistere e ad esistere all’interno di questo nostro componimento.

Ma c’è anche un’altra bellissima metafora che utilizzi, magica e intensa:

Sei giunta con il vento calmo
di un autunno di rose
in un giardino di pioggia
che non ha rughe di nostalgia.

L’altra metafora molto suggestiva è quella del “vento calmo” che trasmette serenità, ma anche dolcezza. Sensazioni rafforzate dall’immagine delle” rose dell’autunno” e dalla pioggia che non porta nostalgia, malinconia. Questo amore, quindi, avanza lentamente nell’animo e nel cuore del poeta, non è così?

È proprio così, perché il cantico è questo amore con i fatti quotidiani. Il vento calmo, il giardino con le rose, rappresentano la realtà che si metaforizza nel momento stesso in cui si va a fissare con le immagini, senza fotografarla perché, fotografandola, resterebbe l’immagine reale. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un passaggio della fantasia che rimane perché bloccato nella fantasia del poeta, nella mente del poeta, nel pensiero e quindi non c’è bisogno di fotografarlo. È la parola stessa che diventa in sé cornice, quadro della percezione di un sentimento che è stato catturato nel momento stesso in cui si è vissuto. Perché in questo giardino con le rose, in questo autunno, in questo ottobre, è giunto il vento calmo, è giunto questo amore, un accostamento in cui la metafora ancora di più trionfa.

Non potrò dirti:
ricordi amore mio
i nostri baci le mie le tue labbra.

No, non c’è un passato
che ha ricordi da custodire.

Noi, io e te,
siamo il tempo
che verrà nei giorni
che vorremo
per i nostri appuntamenti
le nostre fughe,
i nostri incontri.

In questi versi meravigliosi emerge con evidenza la giovane età di questo amore. Si tratta di un amore appena nato nella sua immensità, un amore che non ha ancora ricordi da custodire, un amore che crescerà nel tempo e con il tempo nei cuori di questi due innamorati. Quindi si comprende fin da ora la natura di questo sentimento profondo al quale il poeta ha già attribuito un destino, quindi una sua propria esistenza nel tempo. Non è così?

Qui subentra un concetto che io ritengo religiosamente profondo: quello della profezia. In questi versi è presente questo momento della profezia. Dentro questo amore intenso, pur essendo appena nato, ma proprio per questo vi è la grande sfera della sensualità, della sensibilità, della passione e del futuro, si traccia una profezia, si vive una profezia. Nella profezia di questo amore, di questi versi, avviene che questo amore diventa, nell’immaginario non reale, infinito, eterno. Non possono esistere amori che finiscono nel momento i cui si cantano, si recitano. O viene raccontato un amore già finito, oppure nel momento in cui si racconta un amore si tracciano, anche sul piano letterario, degli elementi che ti fanno vedere “oltre” la barriera, oltre le frontiere che uno si crea dentro di sé. Ecco, allora, che diventa un elemento profetico vero e proprio, perché io traccio il mio destino il cui destino sarà eternamente vissuto con te. Ci sarà eternamente amore, ci sarà eternamente amore amante, ci sarà eternamente infinito. Quindi infinito, non c’è orizzonte. C’è un orizzonte che riesce a catturare come “orizzonte infinito”, ossia come linea che demarca alcuni momenti, alcune fasi anche geografiche. Sono aspetti significativi per una poesia che va avanti sul piano della dimensione onirico-profetica.

Sì, questo amore
immenso amore
che ha la leggerezza dei sorrisi
vive il canto e l’estasi
con le parole raccolte
nelle attese
di un incanto paziente.

Tu sei il mio orizzonte
amore mio.

“Io il tuo sogno
mio diletto”.

Un amore, quindi, fuori dal comune. Un amore la cui grandezza sta anche nella sua leggerezza. “Leggerezza” intesa come gioia di vivere, come positività esistenziale, come solarità.

Esatto, perché gli amori, il più delle volte, vengono attraversati da malinconie. La malinconia si aggrappa all’anima, al cuore. È passo integrante della consumazione di una vita e, quindi, anche della nostalgia che porta in sé un passato, un passaggio di memorie. Essendo l’incipit di un amore, è naturale che la malinconia non ci sia, non può esistere, mi auguro che non ci sia mai questa malinconia. La questione è la leggerezza. Uno come me che non ama la leggerezza ma che ama, al contrario, la pesantezza, riscopre il sogno della “leggerezza della vita” quando riscopre l’amore, quando comprende che un sorriso basta a far capire la gioia, perché quel sorriso è la gioia. La vita è catturare quel momento importante, speciale, che ti rende libero da ogni altro problema e quindi, vivendo questo amore, ti senti “appagato” nel senso volgare della lingua volgare, non certo nella sua concezione. Quindi la libertà è, in fondo, questa dimensione che diventa dimensione onirica. Il sogno in amore è leggerezza. Non può essere “pesantezza”, di conseguenza questo vivere il sogno è vivere il sorriso.

Un amore che si nutre di “parole raccolte nelle attese”… è meraviglioso questo concetto, ce ne vuoi parlare?

L’attesa perché in questo amore non c’è una costante vicinanza dell’uno all’altra in termini fisici, e questa non vicinanza, fa vivere nelle attese, fa vivere di sogni, fa vivere vacanze di tempo. Ma queste vacanze di tempo, queste attese, sono colonnate da un costante bisogno di riappropriarsi di questa persona. Il concetto di “amare” non è il concetto di “possedere in sé”, perché quando si ama si possiede. È il concetto di aversi quotidianamente nella quotidianità. Ma questo non cambia l’amore, non trasforma l’amore in disamore, assolutamente no; anzi, forse è un rafforzativo di un amore che vive costantemente di attese, di partenze, di ritorni e di incontri. Un amore, in cui il punto nevralgico è la capacità, la possibilità, la non indissolubilità di un incontro che appacifica e riappacifica entrambi, lei e lui. “Riappacificare” significa far vivere intensamente questi incontri in un rapporto pieno di mistero, di fascino e, quindi, pieno di sublime.

Mai ombre vedremo
e non siamo ombre
o echi di conchiglie.

Siamo ciò che la bellezza
ha segnato nei tuoi occhi
nei miei occhi
ora
nell’immenso sguardo
che lega le nostre attese
ad uno sfiorare di pelle
per un bacio ancora non dato
ma vissuto
nella sensualità di un infinito
che segna le tue mani
tra le mie mani.

Qui troviamo diverse tematiche importanti: ritorna il “tema del destino” (siamo ciò che la bellezza ha segnato nei tuoi occhi, nei miei occhi ), ma anche il grande potere “dell’immaginario”, e del pensiero, che assume “valenza di realtà” (per un bacio ancora non dato, ma vissuto nella sensualità di un infinito.). Il bacio non è ancora stato dato, ma il poeta è come se l’avesse già vissuto. In realtà l’ha già vissuto con la forza dell’immaginario.

Qui ritorna la figura dell’immaginario, di cui parlavo inizialmente. Riflettendo su questo aspetto, e analizzandolo a più voci, la mia e la tua, mi fai tornare costantemente in mente la visione di Beatrice della Vita Nova. Siamo, ovviamente, in un contesto molto diverso sul piano storico, ma sentimentalmente simile, perché prima dell’incontro reale, si immagina l’incontro e, immaginare l’incontro, significa già “viverlo”. Immaginare è viverlo e, quando ci si incontra realmente, è come se fosse già il secondo incontro, ecco la metafora. Il secondo incontro ha l’intensità “reale”, non immaginaria, di quello che si è vissuto nell’immaginazione.
Questo concetto, a mio avviso, ha una profondità estrema poiché prepara all’incontro che ci sarà e che poi c’è effettivamente stato, come vedremo nelle successive liriche di questa raccolta. Questo significa che la poesia è chiaramente una rivelazione. Diventa la “parola rivelante” perché questo sentimento, che è il sentimento dell’amore, comincia ad essere “profezia rivelata”, “profezia realizzata”. Un passaggio significativo, ma anche necessario per portare avanti questo progetto che è il progetto di un destino di un incontro d’amore.

Infinito
questo amore
che racconta
la magia delle onde
sullo scoglio
dove la notte
ha la preghiera
dei nostri destini.

I nostri destini!
Mio
tuo
in un solo destino.

Ritorna prepotente la “tematica del destino”. Come se il poeta volesse ribadire, ancora una volta, il senso di impotenza di fronte alla forza del destino. Anche se combatto contro questo sentimento, nulla posso perché rientra in quel disegno divino che si può solo accettare, e che sarebbe del tutto inutile contrastare: «Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare», mi verrebbe da dire.

È proprio così perché questo destino, che potrebbe essere letto attraverso i diversi elementi, diverse interpretazioni, è un destino che è iniziato nel momento in cui c’è stato questo incontro di voci, questo incontro “immaginario” sul piano fisico che si trasforma poi in un incontro reale. È lì che scatta il concetto di destino. Perché queste due persone si sono incontrate? per caso? Io non credo al caso, perché il caso è una questione alla quale non sono legato, che non mi appartiene come formazione sia umana che letteraria, ma credo nel destino. Il caso è il “caos”. Il destino, invece, è l’aggancio sostanziale in termini antropologici con il “labirinto”. Noi siamo labirinto, in fondo.
Questa dimensione del labirinto traccia, anche sul piano sentimentale, il destino di due persone e quindi dà un senso forte a questo incontro, a questo rapporto, che è l’amore, che è segnato dall’amore. Ecco perché il destino dice che questa storia, in termini archetipali, mitici, simbolici, diventa infinito, perché soltanto l’amore “infinito” resiste all’urto della quotidianità, ma resiste all’urto anche della cronaca tempo. Quando il tempo sarà passato, sarà memoria, ma in questo preciso momento questo è un discorso che non ci interessa; ma ci interessa, invece, il senso dell’infinito che diventa senso dell’eterno. Nel rapporto a due viene vissuto come un rapporto infinito e quindi, in questo senso, essendo infinito, diventa indelebile.

Sei giunta con il vento calmo
d’autunno
o con la brezza d’estate
e ci siamo amati
amore mio.

Con il vento calmo
ho lasciato
i porti del silenzio
per cercarti
trovandoti
amore mio.

Ancora una volta assistiamo a questa sensazione di “naturalezza”, di serenità. Quella stessa naturalezza e serenità che è propria degli eventi dettati dal destino. Sei giunta con il vento calmo, con quello stesso vento calmo, quindi con la stessa naturalezza, io ho lasciato i porti del silenzio per cercarti sapendo già che ti avrei trovata, o forse è più corretto affermare, sapendo già di averti trovata. È così?

È proprio così e questo ci fa penetrare nell’armonia, perché se non ci fosse armonia, questo linguaggio non potrebbe essere usato. Questo incontro ha prodotto “armonia”, ha riequilibrato le esistenze e, riequilibrando le esistenze, ha dato un segno a questa armonia che diventa anche sensualità. L’armonia è un fatto importante nella vita degli uomini e quando si trova l’armonia in ognuno di noi, messa a confronto con l’altro, con l’altra, diventa un’armonia complicità. La complicità è importante, perché senza la complicità non ci sarebbero i segreti, non ci sarebbe il “senso del mistero”, non ci sarebbe, appunto, questo bisogno non di mascheramento in sé, bensì di “catturare il nascosto”, e di farlo restare nascosto, all’interno di questa armonia. È un fatto molto complesso, ma che ci descrive tutta la sua bellezza. Perché l’armonia, in fondo, è bellezza e quando questo discorso sul piano letterario si chiude, in questo componimento che cosa trionfa? Trionfa la bellezza, la bellezza di un amore, la bellezza di questa profezia, la bellezza di un destino che si decide, e questi due amanti diventano “armonia” tra i segreti nel mistero. Questo è il dato a mio avviso significativo, straordinariamente significativo, di questo viaggio amoroso.

Ti ringraziamo, Pierfranco, per averci guidati e accompagnati in questo sublime viaggio attraverso la magia della poesia. Sognare con la poesia è uno degli aspetti più meravigliosi della nostra esistenza e noi invitiamo tutti a farlo perché è proprio nel sogno che si trova l’essenza della vita, la vera realtà, quella che dà senso alla nostra intera esistenza.

intervista a cura di Stefania Romito

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