Steven Gerrard

di Alessandro Pancotti

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Un giorno d’estate giravo in Vespa con le gambe accavallate,‭ ‬la città silenziosa,‭ ‬assolata,‭ ‬talmente‭ ‬– ‬che si sentivano le foglie calde e il vento caldo e il rumore solo e ripetitivo del motorino a spasso.

Indossavo la maglia dell’Inghilterra,‭ ‬quella di Gerrard,‭ ‬bianca,‭ ‬numero quattro,‭ ‬i pantaloncini beige e un vecchio paio di Sebago vinaccia.‭

Venendo da via dei Giardini,‭ ‬mentre svoltavo per via Pisoni ho notato una ragazza camminare.‭ ‬L’ho guardata appena e ho appoggiato sbuffando i gomiti sul manubrio.‭ ‬Deve essersi sorpresa…‭ ‬Mentre aspettavo che attraversasse,‭ ‬chissà perché mi ha sorriso,‭ ‬mi ha detto ciao‭ ‬–‭ ‬che quasi si sente ai piani alti…‭ ‬e nel silenzio grande della via,‭ ‬con la sua mappa,‭ ‬mi ha mosso un cenno,‭ ‬un saluto,‭ ‬prima di svanire.‭ ‬L’ho guardata bene,‭ ‬ho sorriso anch’io,‭ ‬di gusto,‭ ‬così‭ ‬– ‬e ripartendo ho sentito come una vacanza.