Il fervore del bipolare

La psichiatria alle prese con il delirio di onnipotenza



Esistono malattie che, secondo la comune opinione, vengono considerate meno spiacevoli di altre. Così sono ritenuti l’autismo e il suo cugino nobile, il disturbo di Asperger, per esempio, per cui qualunque ragazzino un po’ timido e impacciato, abile in matematica e nei rompicapo, diventa in automatico un rappresentante di uno di questi due quadri. La comune opinione, però, trascura gli aspetti core, i sintomi diagnostici di tali malattie: la minore capacità di comprendere le emozioni proprie e altrui, l’evitamento fisico e di contatto oculare, l’inflessibilità di pensiero, il comportamento ripetitivo e ristretto a poche passioni totalizzanti, l’assenza di interesse per le relazioni sociali[1].

Se non si conoscono, le malattie finiscono per essere ridotte in gravità e importanza, venire abbassate a mera moda e svuotate di significato. In ambito psichiatrico sono molte le patologie che corrono questo rischio, dall’autismo già citato alla depressione, fino alla ben più terribile schizofrenia e allo spesso sottovalutato disturbo bipolare. È proprio quest’ultimo un disturbo che per molti è poco più di un modo di dire, un aspetto del comportamento, ma che, per lo psichiatra, è più simile a un fuoco che divampa: imprevedibile, devastante, che brucia e consuma la vita del malato, fino a non lasciargli più niente.

Di disturbo bipolare ne esistono diversi tipi, elencati secondo numeri cardinali da un minimo di due a un valore crescente a seconda delle scuole di studio e pensiero1. I più celebri e riconosciuti universalmente, comunque, rimangono i primi due. La loro differenza sta nella gravità dei sintomi, ma non nella tipologia dei medesimi, che sono, con qualche eccezione, sovrapponibili. Inoltre, non ci si lasci trarre nell’errore di associare il numero crescente alla gravità della malattia: il disturbo bipolare di tipo 2, dai sintomi più lievi rispetto al tipo 1, presenta un rischio di suicidio pari[2] o addirittura maggiore[3].

In accordo col manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (il DSM-5, ultima edizione), il disturbo bipolare si caratterizza per la presenza di almeno un episodio maniacale nella storia del paziente, cui si possono susseguire e/o alternare, episodi ipomaniacali, cioè con sintomi simili a quelli della mania, ma meno intensi, e depressivi. La mania, che contrariamente a ciò che si pensa non è sinonimo di ossessione, è uno stato mentale alterato caratterizzato da numerosi sintomi, tra cui:

  • Umore abnormemente e persistentemente elevato, espanso o irritabile, con aumento anomalo dell’energia percepita dal soggetto
  • Autostima ipertrofica, fino a raggiungere una sensazione di grandiosità
  • Diminuito bisogno di sonno
  • Maggiore loquacità, fino all’eloquio inarrestabile
  • Fuga di idee, cioè una sensazione impropria che i pensieri si alternino rapidamente, così tanto da non riuscire a esprimerli
  • Distraibilità, agitazione, esplosioni di rabbia

Il paziente in fase di mania è un fuoco che brucia e non si accorge di bruciare. Il maniacale si percepisce come Dio o quasi: potente, inarrestabile, perfetto. Carico di energia, non riesce a dormire se non per un paio d’ore per notte. Nella sua testa si accavallano i progetti, le idee, i pensieri. Egli è affabile, seduttivo e seducente, a tal punto che persino la sua carica sessuale è aumentata. Loquace, disponibile, non si preoccupa di investire e cedere soldi, ritenendo che tutto andrà bene, tutto si risolverà per il meglio.

La descrizione dell’episodio maniacale, così come è stata riportata, è quasi piacevole, ma non deve ingannare. Il fuoco risplende, sì, ma brucia. Il maniacale brilla di un fervore che divora e distrugge, perché accanto all’aumento dell’autostima e della percezione positiva di sé vi è anche il contraltare dell’irritabilità se si è contraddetti, degli scoppi d’ira e della vera e propria violenza in cui anche la persona più tranquilla, se afflitta da questa malattia, può ricadere. L’insonnia porta alla lunga a deliquio, a sviluppare paranoie, pensieri incongrui, veri e propri deliri con distacco dalla realtà. Ecco allora che si passa dal sentirsi un dio a credersi un dio, a delirare sull’essere onnipotente, Assoluto, fino a ritenersi detentore di Verità cosmiche o, viceversa, inviso e odiato da tutti proprio perché divino e diverso[4]. E i progetti e le idee non sempre sono realizzabili, non sempre consoni. I soldi e l’energia spesi in investimenti e progetti destinati a fallire sul nascere hanno condotto molti maniacali al suicidio, una volta resisi conto dei loro errori di valutazione. E la libido aumentata in realtà sfocia spesso in dissolutezza, ambiguità, tradimenti e violenze contro chi, in questi momenti, al malato è più vicino.

È per questi sintomi che, spesso, alle fasi maniacali seguono quelle depressive. Il paziente si rende conto della propria malattia, diventa critico, per usare un termine che in psichiatrica indica la capacità di ragionare su se stesso e riconoscersi come malato. I soldi spesi, l’energia bruciata, i rapporti consumati e che non hanno condotto a niente lasciano dietro sé polvere e cenere. Il fuoco che guidava il maniacale si è estinto e ciò che resta è macerie.

Se già la depressione non è certo piacevole, si pensi quanto possa essere terribile da sopportare per chi, fino a pochi giorni prima, si sentiva alla stregua di un dio. Per dirla col Sommo Poeta: “Non c’è maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”. Ecco allora che i sintomi del maniacale lasciano il posto a quelli del depresso:

  • Sentirsi tristi, svuotati, privi di piacere
  • Anedonia, cioè non riuscire a provare alcun piacere da nessuna delle attività svolte
  • Abulia, cioè non avere desiderio, non trovare stimoli, non riuscire a compiere nessuna attività
  • Significativa perdita di peso o, in alcuni casi, eccessivo aumento senza che sia variato l’appetito
  • Insonnia o aumento del sonno
  • Facile affaticabilità, astenia, mancanza di energia
  • Rallentamento, perdita della mimica facciale, riduzione dei movimenti e rallentamento del linguaggio
  • Ridotta capacità di pensare e concentrarsi
  • Sentimenti di autosvalutazione e colpa eccessivi

Anche nella depressione, come nella mania, i sintomi possono divenire gravi a tal punto da sfociare nel delirio e nella psicosi[5]. Esistono, infatti, psicosi depressive, in cui i sentimenti di colpa e autosvalutazione si intensificano fino a staccarsi dalla realtà. Il paziente inizia allora a credere di essere responsabile dei mali del mondo, di incarnare un male mistico, di meritare la morte.

Anche nella depressione si sviluppa così un fuoco, ma di diverso genere; è un fuoco freddo, una fiamma che raffredda anziché scaldare, che si spegne piano piano, senza rumore, ma che dietro di sé lascia lo stesso dolore di qualunque altra scomparsa.

Il disturbo bipolare è una patologia grave, che spesso richiede anni per essere curata. Le terapie farmacologiche, pur essendo efficaci, hanno effetti collaterali: il litio fa venire tremori e aumentare di peso, gli antipsicotici ottundono e possono aggravare gli stati depressivi[6]. La psicoterapia è utile per aumentare la critica del paziente, renderlo più sensibile a percepire i campanelli d’allarme del riattivarsi della malattia (i periodi di insonnia, gli sbalzi d’umore, l’irritabilità). Ciò che più rende difficile la cura, però, è proprio il comportamento del paziente stesso che, galvanizzato dagli stati di mania, sospende le terapie e rifiuta la cura per godere del fulgore cui le fasi up del disturbo lo conducono[7].

La difficoltà, dunque, sta nel far riconoscere al paziente il pericolo del fuoco, portarlo oltre la seducente fiamma della mania e mostrargli la cenere che rischia di lasciarsi dietro, lo spettro della depressione e del suicidio che in quello stesso fuoco si nascondono.



Note
[1] American Psychiatric Association. (2013), Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5). Washington, DC: American Psychiatric Association Publishing.
[2] Danielle M Novick, Holly A Swartz, and Ellen Frank, Suicide attempts in bipolar I and bipolar II disorder: a review and meta-analysis of the evidence, Bipolar Disord. 2010 February ; 12(1): 1–9. doi:10.1111/j.1399-5618.2009.00786.x
[3] Rihmer Z, Pestality P., Bipolar II disorder and suicidal behaviour, Psychiatr Clin North Am, 1999; 22: 667-673.
[4] Burton CZ, Ryan KA, Kamali M, et al., Psychosis in bipolar disorder: Does it represent a more “severe” illness?, Bipolar Disord. 2018;20(1):18-26. doi:10.1111/bdi.12527.
[5] Bürgy M., Die wahnhafte Depression: Diagnostik, Phänomenologie und Therapie [Delusional depression: Diagnostics, phenomenology and therapy]. Nervenarzt. 2017 May;88(5):529-537. German. doi: 10.1007/s00115-016-0149-2. PMID: 27357450.
[6] Kemp DE. Managing the side effects associated with commonly used treatments for bipolar depression. J Affect Disord. 2014 Dec;169 Suppl 1:S34-44. doi: 10.1016/S0165-0327(14)70007-2. PMID: 25533913.
[7] Johnson FR, Ozdemir S, Manjunath R, Hauber AB, Burch SP, Thompson TR. Factors that affect adherence to bipolar disorder treatments: a stated-preference approach. Med Care. 2007; 45:545–552.

di Federico Grasso

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