La Statale e il progetto M4

La nuova linea 4 della metropolitana sarà unʼimportante risorsa per Milano. Ma il possibile impatto dei lavori sulle strutture storiche della Caʼ Granda, sede dellʼUniversità Statale, dà molte preoccupazioni agli esperti.

Lʼedificio della Caʼ Granda ha una storia edificatoria molto affascinante. Quando, nel 1450, il condottiero Francesco Sforza (1401-1466) fece il suo ingresso trionfale a Milano, trovò una città ridotta alla miseria dovuta alla fallimentare esperienza della Communitas Ambrosiana (1447-1450). La popolazione meneghina, arrivata allo stremo, si consegnò volontariamente al nuovo signore pur di riottenerne pace e benessere. Questa situazione spinse lo Sforza a promettere ai milanesi di fondare “un grande e solenne ospedale”, concretizzando lʼidea con il decreto del 1º aprile 1456. Pochi giorni dopo, fece seguito il beneplacito di papa Pio II. Il nuovo duca e sua moglie, Bianca Maria Visconti, posero la prima pietra dellʼhospitale grando e molto presto, grazie alla qualità dellʼaccoglienza dei pazienti di ogni estrazione sociale e alla capacità di attirare volontari e grandi quantità di donazioni, lʼedificio prese il nome di Caʼ Granda deʼ Milanesi.

La Ca’ Granda, Milano

La Ca’ Granda, Milano

Il progetto dellʼospedale venne affidato ad Antonio Averlino, detto Filarete, che ideò una pianta ispirata al simbolo della croce, organizzata in due crociere (una per gli uomini, lʼaltra per le donne), inscritte in un quadrato in modo da formare quattro cortili interni. Le due crociere erano collegate tra loro da un grande cortile rettangolare con al centro una chiesa. Come luogo per lʼedificazione venne individuata una piccola altura (chiamata iperbolicamente “Montagna”), situata tra il fossato interno e la chiesa di San Nazaro in Brolo, che si era formata con il materiale di risulta dello scavo del Naviglio. Inoltre la zona era posta ai margini dellʼabitato, in unʼarea più salubre rispetto alla piana urbana, ed era vicina al Naviglio stesso e alla darsena (“Laghetto”). Il sito offriva anche un vantaggio economico, poiché su quellʼarea erano presenti diverse case e la grande dimora del conte Guido Tonelli (1379-1449) che lo Sforza aveva acquisito grazie al titolo ducale e che concesse in dono per la costruzione dellʼospedale. Il cantiere per lʼedificazione della Caʼ Granda partì il 12 gennaio 1461 e, nel 1472, lʼospedale entrò in attività.

Oltre agli ambienti del piano terreno, la Caʼ Granda era dotata di locali seminterrati tuttʼora esistenti, la cui destinazione originaria, dati i rimaneggiamenti subiti nel tempo, oggi non è completamente identificabile. Vi erano lavatoi in pietra, individuabili nella zona che guarda verso lʼodierna via Francesco Sforza, progettati dallo stesso Filarete «dove si faceva bucati, cioè lavamenti di panni e altre cose»[1], serviti da una conduttura di acqua autonoma, affinché le donne preposte potessero «lavare cum aqua viva de fonte et de canale» e svolgere una mansione ritenuta fondamentale dai medici dellʼOspedale, consapevoli del fatto «che la mundicia [pulizia] in tutte le cose, et maxime dove sono infirmi, quando mancasse, el tutto pareria non solo farse con poca gratia [riguardo], ma ancora non portare fructo». Vi era poi la cripta per la sepoltura dei cadaveri. Importantissima era anche la funzione dei canali sotterranei di afflusso e di deflusso che permetteva di spurgare i fluidi necrotici dai filari di loculi sotterranei e di provvedere acqua fresca per la struttura. A tuttʼoggi molti di questi canali non risultano ancora indagati. Uno di essi metteva in funzione un mulino, anchʼesso progettato dal Filarete, i cui resti sono stati localizzati, insieme a quelli di un approdo per le barche, nella zona che dà verso il vecchio corso del Naviglio.

Veduta dal Naviglio verso via Francesco Sforza | Disegno a penna e seppia 1810 ca.

Veduta dal Naviglio verso via Francesco Sforza | Disegno a penna e seppia 1810 ca.

La zona attorno alla Caʼ Granda, nei secoli, ha subìto dei rimaneggiamenti, come ad esempio la copertura del Naviglio per creare lʼodierna via Francesco Sforza. Ora si appresta a subire un nuovo cambiamento, dovuto alla costruzione della futura fermata Sforza-Policlinico della M4, e i direttivi dellʼUniversità degli Studi di Milano (che ha sede allʼinterno dellʼex-ospedale) e della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico hanno inoltrato ai più diretti interessati[2] una lettera in cui si esponevano alcune importanti perplessità relative a questo scavo. Vi era, infatti, il timore che i lavori in corso potessero creare problemi dʼintegrità strutturale allʼedificio del Filarete.

Siccome lʼopera andrebbe a realizzarsi molto vicino al corpo della struttura quattrocentesca, il primo problema potrebbe essere legato alla disomogeneità del terreno su cui poggia lʼedificio. Una collinetta di risulta realizzata alla fine del XII secolo, che per di più è in pendenza verso il piano dello scavo, potrebbe provocare un collasso della Caʼ Granda, se non venissero prese le migliori precauzioni. Inoltre mancano rilevazioni topografiche dettagliate delle fondamenta della parte del XV secolo, fondamenta anchʼesse disomogenee, poiché hanno elementi di diverse epoche: vi sono, ad esempio, alcuni resti[3] del preesistente palazzo Tonelli (XIV secolo), affiancati dalle fondamenta del quattrocento e da elementi in cemento armato realizzati negli anni Cinquanta del Novecento. Mancano infine i sondaggi sulla canalizzazione sotterranea dellʼOspedale, sulla portata e sui flussi della sottostante falda acquifera che potrebbe provocare allagamenti e cedimenti.

La Ca’ Granda dopo i bombardamenti dell’agosto 1943

La Ca’ Granda dopo i bombardamenti dell’agosto 1943

Un altro problema potrebbe derivare dalle vibrazioni dovute alle operazioni di scavo dei tunnel. Sono già state messe delle sonde per monitorare il livello limite delle vibrazioni che lʼedificio monumentale può sopportare, ma questʼultime non possono rilevare gli effetti del movimento della terra né sulle fondamenta né sulle coperture che possono incorrere in un rischio di crollo. Potrebbe anche verificarsi la frantumazione delle lastre di cristallo presenti nelle aule della Crociera, mettendo a rischio lʼincolumità degli studenti e del personale dellʼUniversità. Queste lastre risalgono agli anni Settanta e furono realizzate contiguamente ai mattoni della struttura muraria e tra loro, interpolate solamente da una sottile intercapedine di silicone. Queste problematiche di livello strutturale sono accompagnate da altre legate alle evidenze archeologiche, storiche e antropometriche[4].

Come sopra riportato, verso via Francesco Sforza sono presenti i resti, ora interrati, della darsena e del mulino filaretiano, destinati a scomparire poiché si trovano nel luogo dove si effettueranno gli scavi per la fermata. È altresì quasi certa la scomparsa del lavato io in pietra ideato dal famoso architetto (forse il lavatoio in pietra più grande pervenutoci dal XV secolo) e il pericolo di crollo delle decorazioni e degli elementi architettonici in pietra dʼAngera e in terracotta (dato che non sono monitorabili se non a danno avvenuto) a meno che non ci sia unʼazione comune che veda la collaborazione del direttore del Dipartimento di Beni Culturali e del CRC Beni Culturali.

Note

[1] Cfr. F. Vaglienti, Anonimo Ambrosiano. La popolazione di Milano al tempo di Leonardo, in corso di pubblicazione.

[2] M4, Settore Attuazione e Mobilità e Trasporti del Comune di Milano, Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano, Soprintendenza Archeologica della Lombardia, Direzione Regionale Agenzia del Demanio.

[3] Cfr. F. Vaglienti, Anonimo Ambrosiano. La popolazione di Milano al tempo di Leonardo, cit.

[4] Sono infatti onnipresenti sepolture di fortuna che risalgono alle più varie fasi di vita dellʼedificio lungo il perimetro dello stesso.

di Marco Saporiti

Leggi anche l’intervista di Marco Saporiti e Matteo Nepi a Fabio Terragni, presidente del CdA di M4

Autore

  • Laureato in Storia e Critica dell'Arte, ha una passione infinita per il Rinascimento tedesco, la batteria e la musica progressive. Ha la capacità innata di diventare un'ombra quando è al cospetto di troppe persone.