Questioni di anatre

Questioni di anatre

La seconda inchiesta impossibile dell’ispettore Pantaleone

È possibile che un romanzo giallo inizi con un anatricidio, cioè con l’uccisione di due anatre? Sembra impossibile, ma è esattamente ciò che succede in Questioni di anatre, la seconda inchiesta impossibile dell’ispettore Pantaleone, scritta da Stefano Falai nel 2024. Questioni di anatre, infatti, segue Una pressa di nome Giovanna, pubblicato nel 2019 da Youcanprint, nel quale il nostro ispettore doveva indagare sulla strana morte di un imprenditore a causa di una macchina di fabbrica (incidente?; macchina manomessa di proposito?; o una macchina può acquisire una volontà propria?). In questa seconda inchiesta Falai (un operaio forlivese in pensione che si è dato alla letteratura) ci presenta ancora una trama complessa e lunga (quasi 500 pagine) che ha l’evidente intenzione di usare il giallo per farci riflettere su dei problemi reali, anche se apparentemente qui l’argomento è più ristretto: l’ecologia, l’acqua come bene prezioso, e gli interessi economici che ci sono intorno.

Leggendolo, e sentendo parlare del “re delle acque” (un politico locale invischiato in ambigui affari di speculazione idrica) è impossibile non ricordare il memorabile film Chinatown con Jack Nicholson (1974). Soltanto che nel romanzo di Falai l’ambientazione non è la California ma Forlì, e l’ispettore Pantaleone (fannullone finito poliziotto per caso, o meglio proprio con l’intenzione di lavorare il meno possibile) fa le veci dell’investigatore privato Jake Gittes.

Nonostante lo strano anatricidio (legato comunque a storie poco pulite di gioco d’azzardo, per la verità piuttosto diffuso in Romagna come sanno i bene informati), in questa inchiesta Pantaleone si trova a dover investigare su fatti ben più seri, come la strana morte di due ecologisti avvenuta anni orsono. In realtà, Pantaleone si accorge presto che le questioni ecologiche sulle quali indaga sono legate strettamente alla politica, e paradossalmente, è proprio qui che l’autore fa le riflessioni più interessanti sulla recente storia d’Italia, per la verità più intelligenti, sensate e perspicaci di quelle di molti storici d’accademia.

In una storia ammantata da un’atmosfera da Gattopardo, infatti (cambiar tutto per non cambiar niente), i protagonisti si renderanno conto che anche un cosiddetto partito “d’opposizione” può essere non tanto diverso da quello al potere, se è legato al primo da un forte patto consociativo, implicito o esplicito che sia. E purtroppo, le storie di maneggi locali raccontate da Falai sono talmente simili alla realtà che non occorre molta fatica per considerarle realistiche. Infine, le considerazioni fatte dall’autore sulla degenerazione della politica italiana degli ultimi decenni sono talmente sagge e ostinatamente contrarie alla nostalgia tanto imperante quanto insensata (con canto di relative agiografie) che potrebbero anche essere il punto di inizio di una riflessione davvero seria sulla storia recente del nostro Paese (cosa la quale, è d’obbligo dire, non viene certo fatta dagli storici d’accademia, nemmeno da quelli che si spacciano per alternativi). In conclusione, non posso che consigliare la lettura di questa seconda inchiesta impossibile dell’ispettore Pantaleone, restando in curiosa attesa della successiva.

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