tara westover l'educazione

L’educazione di Tara Westover, ovvero il potere di ricrearsi

Sono sempre piuttosto scettica nei confronti dei romanzi contemporanei, forse per deformazione professionale, ed è quindi una piacevole sorpresa quando di tanto in tanto mi capita fra le mani un libro che mi faccia ricredere; solitamente avviene quando il romanzo in questione ha la caratteristica fondamentale che contraddistingue i grandi classici, ovvero l’universalità di ciò che viene raccontato, il fatto che a qualsiasi latitudine ed epoca le vicende dei personaggi risultino intimamente vere e il lettore possa riconoscervisi.

Una storia senza tempo quindi: e che cosa c’è di più eterno che una donna che prova a scardinarsi dal ruolo archetipico impostole dalla famiglia e dalla società, per riscoprirsi un essere umano con pari diritti dell’uomo, di cui non è più succube ma a cui invece chiede che venga riconosciuta la sua intelligenza?

È questa è la storia di Tara.

Tara è stata partorita in casa, non è stata registrata all’anagrafe, non è mai stata visitata da un medico né ha mai assunto farmaci; non ha mai messo piede in una scuola, ma da quando aveva circa undici anni ha iniziato a lavorare tutti i giorni nella discarica di lamiere del padre. Tara non è nata qualche secolo fa, ma nel 1986, e non in una remota regione dell’Africa o dell’Asia, ma in Idaho, USA. La vita di Tara non è un racconto di fantasia purtroppo, ma una storia vera.

Il libro L’educazione infatti è un “memoir”, come recita il sottotitolo originale, (scomparso però dall’edizione italiana); in inglese in verità il titolo è Educated, che mette in evidenza non tanto un processo che ha avuto un inizio e uno sviluppo (mai una fine), ma soprattutto lo “status” che la protagonista ha finalmente raggiunto con sforzi inimmaginabili.

Tara Westover

Al centro del romanzo vi è una malsana religione della famiglia, quasi di stampo verghiano: abbandonare la propria casa, voler emanciparsi ed essere qualcosa di piùo di diverso da ciò che è stato insegnato, significa andare contro la legge divina e dunque subirne le conseguenze, ricevere la giusta punizione per la propria impudenza.

I legami di sangue sono vincoli apparentemente impossibili da spezzare; Tara è incatenata dall’amore e al tempo stesso dalla violenza domestica, fisica e psicologica, che subisce per anni e che ora racconta senza maschere, con un continuo andirivieni tra i ricordi del passato e la rielaborazione del presente.

Nel ripercorrere la sua esperienza Tara mette a nudo una realtà che per molti di noi può sembrare semplicemente assurda e inconcepibile. Alcune scene sono pugni nello stomaco, ma sono necessarie per comprendere quanto possa essere faticoso ribellarsi e ancor prima trovare il coraggio di chiedere aiuto: la vera difficoltà in questi casi è proprio il non rendersi conto della gravità della situazione, il voler disperatamente chiudere gli occhi di fronte all’evidenza per non dover ammettere e affrontare il problema. Eppure una via di uscita c’è e arriva anche attraverso quell’educazione che era stata negata e che ora viene invece ricercata come ancora di salvezza. Crudeltà e delicatezza si fondono in parole sobrie che scavano le pieghe dell’anima, offrendo al lettore ogni oscillazione di pensiero, ogni dubbio, ogni crisi.

La famiglia Westover è particolare anche (e proprio) perché appartiene ai mormoni

[1]

, di cui mette in pratica il credo in maniera fondamentalista: le donne devono vestire in modo sobrio ed essere dedite esclusivamente alla casa e alla famiglia, mentre l’uomo è padre-padrone e la sua volontà è legge. Secondo questa religione, che ai suoi inizi permetteva la poligamia, nell’aldilà gli uomini riceveranno tante mogli quanto più sono stati virtuosi in vita; la prima associazione che il mio inconscio ha fatto è stata a quell’Islam di cui tanto parliamo, ma di cui non sappiamo quasi nulla. Se questo è ciò che professa una famiglia americana di oggi, qual è allora la differenza fra “noi” e “loro”?

Tara Westover l'educazione copertina

L’autrice racconta in prima persona le tappe della sua vita, senza nascondere nessuna fatica, nessuna debolezza: è evidente che questo libro non è scritto per noi, ma per lei. È un memoriale, una messa a fuoco di ciò che aveva conservato per anni nei suoi diari e che ora finalmente prende corpo in un’opera complessa e mai completa, come lo sono i ricordi del passato. È una scrittura che cura, che abbraccia, avvolge, forse perdona: forse gli altri, ma soprattutto se stessa.

Ciò che emerge potentemente è la difficoltà che chiunque di noi ha nel distaccarsi da quello che ci viene insegnato fin da piccoli, per provare a guardare il mondo con occhi nuovi, per crearci una nostra personale opinione sulla realtà; la verità è data dalle sfaccettature, non dall’assolutezza e dall’imposizione di un’univocità. È qui che entra in gioco l’educazione del titolo: perché è solo tramite i libri e l’istruzione che possiamo emanciparci e togliere il velo che rende opaco il nostro giudizio, a patto però che ci si ponga di fronte ai testi con un atteggiamento aperto e non dogmatico.

Tara Westover usa parole semplici ma efficaci: «Leggevo per imparare cosa pensare, non per imparare a pensare con la mia testa». Questo è il pericolo, è da qui che nascono gli estremismi religiosi e non solo. Tara ci mostra come la verità non sia mai una sola e quanto sia rischioso e fallace anzi non avere punti di vista diversi dal proprio, o da quello che ci viene imposto dall’esterno.

Spiccano nel romanzo le figure dei professori, i mentori che hanno guidato Tara alla scoperta di se stessa e di quell’educazione che libera la mente invece che ingabbiarla: il percorso non è stato indolore e la protagonista ha pagato un prezzo altissimo, ma non ci possono essere veri legami se non c’è libertà.

Consiglio di leggere questo libro proprio per educarsi, perché l’educazione è un processo di crescita e un atto di amore verso se stessi: significa ampliare continuamente i propri orizzonti, conoscere altre verità, venire in contatto con realtà totalmente estranee a quella cui siamo abituati. Educazione è libertà, è vita nel senso più profondo e autentico del termine.

Autrici e autori

  • Classe 1993, sono cresciuta a Novara dove ho frequentato il liceo classico, poi mi sono trasferita a Pavia per studiare Lettere e mi sono laureata in Filologia Moderna con una tesi su Mario Pomilio; amo leggere (ovviamente, sennò che ci starei a fare qui), mangiare, vedere film e quando possibile spettacoli teatrali, fare sport ed essere estremamente pigra a fasi alterne. Il mio motto: Il mondo è bello perché è vario!

  • Storie Sepolte è un collettivo nato dalla passione per l’arte come esperienza. Cerchiamo di essere un piccolo centro di riflessione sulla necessità di una cultura artistica nel mondo contemporaneo, provando a riportare in vita storie sommerse dal tempo e dall’oblio.


Note

  1. Il movimento mormone (religione non riconosciuta da nessuna confessione cristiana) nasce in America nel 1830 quando Joseph Smith fonda la “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni”, dopo aver ricevuto in dono da un angelo il Libro di Mormon. ↩︎
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