Intervista a Fabio Terragni

A seguito delle preoccupazioni manifestate da alcuni studenti e docenti dell’Università degli Studi di Milano in merito a presunti rischi strutturali derivanti dai cantieri della nuova metropolitana in via Francesco Sforza, i nostri Marco Saporiti e Matteo Nepi hanno intervistato Fabio Terragni, presidente del CdA di M4.

Quali considerazioni sono state fatte per permettere il cantiere in via Francesco Sforza e quali verifiche sono state attuate per verificare la sicurezza del cantiere stesso e per la sicurezza della Ca’ Granda?

Prima di tutto dovete tenere presente di cosa stiamo parlando: questa metropolitana è stata progettata, anche nel suo tracciato, dal Comune di Milano a partire dal 2001 circa ed è stato scelto di fare una fermata in Sforza/Policlinico perché tra la Statale e l’ospedale passano in media 25.000 persone al giorno. L’ospedale non è ben servito di mezzi a differenza dell’università che ha vicino le fermate di Duomo e Missori, quindi la scelta di una fermata per servire l’ospedale non è discrezionale ma anzi è stata pensata dall’amministrazione comunale negli anni. Logicamente, come tutte le scelte che riguardano i lavori nel centro città, deve far conto delle interferenze della storia della città: si tratta di una storia abbastanza lunga, e siccome si tratta della fossa interna, dove una volta c’erano le mura romane e che poi è stata interessata dagli scavi del naviglio, certamente delle criticità le possiamo trovare.

Ovviamente i progettisti responsabili, che fanno questo di mestiere, hanno fatto le loro analisi, che sono di due tipi: il primo è legato ai cosiddetti fenomeni di subsidenza, che consistono negli abbassamenti del terreno in superficie che si possono riscontrare quando si scavano delle gallerie. Lo scavo delle gallerie avviene attraverso delle macchine che si chiamano TBM (Tunnel Boring Machine), o “talpe”: si tratta di teste rotanti seguite da un treno che porta via la terra. Queste talpe in centro città scavano ad una profondità di circa 25 metri e avendo un diametro di circa 9,5 metri arrivano al colmo ad una profondità di 15 metri dal piano stradale. La testa rotante, mentre scava, mette dei mattoni chiamati conci in cemento armato che tengono la galleria in forma, quindi la pressione della terra viene contrastata da questi elementi che dovrebbero limitare al minimo i fenomeni di subsidenza. Si ritiene che questi fenomeni possono essere nell’ordine di qualche millimetro e non ci aspettiamo fenomeni significativi.

Il secondo ordine di analisi effettuate dai progettisti è relativo agli scavi. Quando viene realizzata una stazione bisogna costruire delle “scatole”: prima si pulisce il terreno sopra e nella parte immediatamente sottostante; poi si scavano delle pareti laterali di cemento armato e si fa un tappo di fondo; poi, a seconda delle situazioni, o si scava da sopra fino a liberare tutta la scatola oppure si costruisce una soletta e si lascia un buco in modo da poter andare in profondità per costruire la scatola della stazione. In questo caso c’è un altro rischio statico, cioè che le pareti si inclinino verso l’interno a causa della pressione del terreno. Per evitare questo si può procedere o installando dei tiranti, o costruendo una soletta sopra la stazione (una specie di solaio) che non permette alle pareti di inclinarsi. Nel caso della stazione Sforza/Policlinico in fase di progetto preliminare i costruttori hanno analizzato, insieme a ingegneri e geologi, le eventuali interferenze escludendo qualsiasi tipo di rischio.

Quali potrebbero essere questi rischi?

Qui mi riferisco a ogni possibile effetto sugli edifici preesistenti. È ovvio che se ci fosse stato un serio rischio di crollo non si sarebbe andati avanti: c’è una responsabilità dei progettisti che fanno questo di mestiere, naturalmente non si può escludere al mille per cento il rischio. Abbiamo raccolto le preoccupazioni della Statale che sono i rischi di crollo, che sono rischi da escludersi, e i rischi relativi alle vibrazioni e, per venire incontro alle richieste dell’Università, abbiamo in corso una perizia di un esperto indipendente e abbiamo cercato, per non interferire con le attività della Statale, di allontanare il corpo della fermata dal corpo della Cà Granda, quindi stiamo spostando principalmente il cantiere e la stazione verso l’area occupata dall’obitorio del Policlinico, garantendo così la funzione delle attività legate all’Università.

Si prevede quindi di abbattere l’obitorio del Policlinico?

Noi andremo a realizzare il cantiere in prossimità della chiesa di S. Nazaro. È in corso una complicata trattativa tra noi, la parrocchia e il Policlinico per capire come utilizzare questi spazi. Il Policlinico ha colto l’occasione per spostare all’interno del suo perimetro, anche con un nostro contributo, la camera mortuaria. L’odierna struttura è in condizioni fatiscenti, dovremmo abbatterlo completamente; solo che l’ambiente più vicino alla Statale e alla chiesa di S. Nazaro ha un vincolo della sovraintendenza, per cui il passo successivo sarà discutere sull’eventualità di togliere questo vincolo.

Sul Corriere della Sera di domenica 13 novembre 2016 è uscito un articolo che parlava di reperti archeologici venuti alla luce durante gli scavi della metropolitana. Che provvedimenti verranno presi?

Logicamente scavando in centro città la possibilità di ritrovamenti è alta e in gran parte prevista. Con la sovraintendenza c’è un meccanismo tale per cui ogni volta che viene effettuato un ritrovamento questa viene avvisata e si procede con uno scavo archeologico, viene messa in luce l’area del ritrovamento e poi si decide come procedere: si può decidere di lasciare in loco i reperti, ricoprendoli (questo avviene nel caso, come quello di corso Europa, di ritrovamenti di mura); oppure (nel caso di sepolture o oggetti) si ragiona invece con la sovraintendenza su che provvedimenti prendere.

A livello finanziario ci sono i fondi per completare un’opera di questo tipo?

La linea quattro della metropolitana doveva partire prima della linea cinque, ma il progetto è slittato perché la società che è arrivata seconda nella gara d’appalto ha fatto ricorso. Superato questo scoglio, il 22 dicembre 2014 è stata firmata la convenzione di concessione e i lavori prendono principio alla firma di questo contratto. Per la parte finanziaria non ci sono problemi in quanto ci sono tutti i fondi provenienti dai contributi dello Stato, del Comune e dei privati.

Tornando alla fermata Sforza/Policlinico, quali sono i limiti spaziali della stessa? Andrà ad addossarsi alle fondamenta della Ca’ Granda?

No, non va a intaccare le fondamenta della Ca’ Granda. Le paratie andranno a formarsi nella zona dell’attuale parcheggio che noi utilizzeremo come scatola della futura fermata. Adesso riconsidereremo, per giusto effetto di zelo e cautela, tutte le possibili interazioni fra gli scavi e gli edifici precedenti. Comunque non si prevedono danni.

Ma se i problemi dovessero presentarsi si potrebbe pensare di spostare la fermata?

No, si possono pensare accorgimenti e modifiche, ma non di spostare la fermata. Pensate che in passato la M1 è stata realizzata scavando dall’alto una trincea a cielo aperto da Sesto Marelli a piazzale Lotto e passando per zone sensibili come piazza Duomo e il Castello Sforzesco, con tecnologie più invasive di quelle odierne, e non sono stati causati problemi agli edifici preesistenti. Secondo voi il Comune di Milano si arrischierebbe a deliberare un progetto che potrebbe prevedere il crollo di uno degli edifici più importanti della città? I progettisti, MM (Metropolitane Milanesi), il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dei Beni Culturali si esporrebbero così tanto davanti a una prospettiva disastrosa come il crollo della Ca’ Granda? I dubbi sollevati dalla Statale sono legittimi ma andavano sollevati a tempo debito, a ideazione del progetto e certamente non ora.

intervista a cura di Marco Saporiti e Matteo Nepi

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Autore

  • Laureato in Storia e Critica dell'Arte, ha una passione infinita per il Rinascimento tedesco, la batteria e la musica progressive. Ha la capacità innata di diventare un'ombra quando è al cospetto di troppe persone.