Il progetto

bambo_pietro_tedeschi

L’I CHING VOLLE COSÌ COLÀ

L’idea della rivista è stata improvvisa, bastò un attimo. Erano gli inizi di settembre e uno di noi si trovava in uno strano luogo, nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, chiamato Sanbo-ji, il “Tempio dei tre Gioielli”, un monastero Zen nascosto su di un dorso montano, nel punto in cui la discesa dei pini si apre in un intervallo di radura. Era lì per la prima volta, interessato a seguire alcune lezioni sul sacro libro della divinazione cinese: l’I Ching, il Libro dei mutamenti.

È uno dei testi classici cinesi, la cui origine si perde oltre il millennio precristiano. Deve la sua nascita a figure mitiche come Fu Hsi o il re Wen e prese corpo grazie ad alcuni commentari, fra cui spicca quello del buon vecchio Confucio. Veniva consultato da interpreti sacerdotali e imperatori per ottenere ciò che preme sempre di più: predire il futuro. Col tempo, quindi, anche altre classi sociali decisero che fosse il momento di darci un occhio e finì per essere utilizzato privatamente, per qualunque genere di dubbio, problema, ghiribizzo. Tutto ciò, per chi conoscesse l’I Ching anche solo in superficie, è risaputo. Le lezioni al Sanbo-ji chiarivano invece il metodo di consulta oracolare e d’interpretazione dei responsi, così che tutti, tranquilli nelle proprie case, dopo cena magari, potessero divertirsi a disturbare il Cielo. «L’I Ching assolve dalla pigrizia umana», si pensò a quel punto, «perché è un patrimonio di idee!».

È infatti diviso in 64 capitoli, ognuno collegato ad un esagramma, cioè un simbolo di sei linee orizzontali, intere (—) o “spezzate” (- -), che deve esprimere un concetto molto generale, eppure assai preciso. Perché non chiedere al libro, allora, uno spunto di conversazione? Sarà certo stanco, l’I Ching, d’essere scomodato da secoli a venire nell’aldiqua e poi subissato dai dilemmi, per non dire beghe, dei mortali. Come avviene tra buoni amici, sarebbe bene andarlo a trovare nel suo regno, senza domande da soddisfare, ma per vedere le risposte che regala a quesiti non ancora posti. Già, il piccolo problema è che nell’introduzione al libro scritta da Richard Wilhelm – il sinologo tedesco amico di Jung – si dice chiaro e tondo che occorre consultare l’oracolo solo se mossi da un motivo profondo, col reale desiderio di ottenere chiarimento. Proprio in quel momento, nacque da sé l’esigenza della rivista.

La mente andò infatti agli amici che si è conosciuto e coltivato nel corso degli anni, anche a quelli incontrati di recente, ai loro interessi e al desiderio di fare di questi il proprio tesoro, magari il lavoro di una vita. Ognuna di queste persone, che scrivono per la rivista, si trova in un particolare momento: la fine degli studi, mentre alle spalle si viene già accarezzati dal comune bisogno di trovare un cammino. Dilettanti votati ad una professione. La circostanza è sufficiente per rivolgersi anche all’I Ching, chiedendogli di pronunciarsi sulla situazione. Le sue parole saranno le stesse e chiunque le vedrà dal proprio punto di vista, come sempre. Uno specchio di tre quarti che riflette due immagini. Ogni mese ci si rivolgerà allora al sacro libro cinese, perché fornisca un tema. Basterà lanciare sei volte le tre famose monete con cui si consulta l’oracolo. Agli interessati forniremo ragguagli per spiegare nel dettaglio la dinamica. Dal tema prendono spunto le varie rubriche, declinandolo nei rispettivi campi d’interesse. Non succede spesso che all’I Ching si chieda una consultazione collettiva, speriamo non se ne abbia a male!

D’altronde, solo le idee e i lavori esterni ricchi di solidali diversità possono bussare alle porte dei singoli saperi per costringerli ad uscire dalle reciproche clausure, deridendone la presuntuosità. «La grande intelligenza abbraccia» – diceva il saggio taoista Zhuang-zi – «la piccola discrimina». Chiunque voglia aggregarsi alla rivista è allora già nostro collega, non ha che da scriverci e proporsi. Non abbiamo certo bisogno del permesso dell’I Ching, viviamo pur sempre nel mondo dove si vuole ciò che si puote. Per questo ci è consentito domandare.

Come? Lanciando le monete…

Autore