Anna Politkovskaja, il coraggio di una donna non rieducabile

Chi è innocente e chi è colpevole, l’esercito russo o i terroristi ceceni? Donna non rieducabile segue Anna Politkovskaja nella lotta per il diritto di ogni uomo e donna di non essere troppo “educato”.

Uno spettacolo intenso, delicato e allo stesso tempo violento, profumato di coraggio, di fumo, di fuoco e di sangue, sfumato col carboncino della politica e del giornalismo, cucito insieme con la sete di verità e la voglia di giustizia. Donna non rieducabile porta in scena la voce della giornalista russa Anna Politkovskaja per documentare l’orrore della guerra civile in Cecenia, mostrando la vera faccia dell’esercito russo e del popolo ceceno, i cui veri ruoli di vittima e carnefice sono invertiti dalla propaganda russa.

Il personaggio di Anna Politkovskaja è interpretato da Ottavia Piccolo, in tutta la sua elegante maestria. Vestita di indumenti chiari, con gli occhialetti dalla montatura sottile e quadrata e un fascio di fogli in mano, Ottavia si muove tra le parole e le emozioni di Anna trasportando lo spettatore concretamente nella scena, concretamente negli eventi, concretamente nella guerra. È l’intensità delle sue parole e dei suoi gesti contenuti che sottolinea quanto la signora Piccolo sia prima di tutto una narratrice: la scelta scenica di non accompagnare il testo con espressioni e reazioni grandi, teatrali e drammaticamente coinvolgenti è insolita, ma proprio per questo ancora più forte nel sottolineare per antitesi l’importanza e l’intensità delle scene mostrate.

Ottavia Piccolo nel camerino del Teatro Ringhiera, Milano 2017. Foto di Camilla Giannelli

Ottavia Piccolo nel camerino del Teatro Ringhiera, Milano 2017. Foto di Camilla Giannelli

La regia di Silvano Piccardi, efficace ed essenziale, opta per una scenografia semplice, luci calde e un palco quasi vuoto: solo un tavolo e una sedia interrompono la continuità del nero del fondale.

Le scene si susseguono sul palco ricche di significato: un viadotto dal quale pende la testa recisa di un ribelle, gli schizzi di sangue sulle pareti di una scuola nella quale i bambini sono stati sterminati, la passeggiata carica di pathos tra le file di fogli bianchi che rappresentano le loro tombe, un interrogatorio con pestaggio… Una vera “strage degli innocenti”, che prosegue con il conseguente esilio dalla Cecenia e le minacce ricevute da Anna una volta tornata a Mosca. Infine, il suo silenzioso omicidio.

Lo spettacolo rende omaggio a una donna inarrestabile e indimenticabile, alla ricerca della verità, della giustizia, della libertà di informazione e del diritto di ogni cittadino del mondo di essere protetto della presunta “civiltà” dell’essere umano.

di Greta Valentina Galimberti e Ilaria Iannuzzi

Leggi anche l’intervista con Ottavia Piccolo su La Tigre di Carta

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