Lo Spiantato – Gente di Colonne

Immaginate un colonnato di un tempio risalente al III secolo d.C., con una Basilica antistante che pare essere una delle chiese più antiche di Milano, edificata secondo alcune fonti tra III e IV secolo d.C. dall’imperatore Massimiano al posto di un tempio dedicato a Ercole, andato a fuoco. Oltretutto, questa basilica è ritenuta il primo edificio a pianta centrale dell’Occidente cristiano. A pochi passi dalla piazza c’è una porta medievale, edificata nell’XI sec. e rifatta da Camillo Boito nel 1861.

Questa è la descrizione delle Colonne di San Lorenzo, dell’omonima basilica e della Porta Ticinese. In un solo luogo sono concentrati dei monumenti eccezionali. Un posto del genere dovrebbe ricevere attenzioni assidue per via del suo valore. Eppure, da un po’ di tempo a questa parte tendo a non passarci più di tanto, perché ormai è in mano a gruppi di spacciatori, che propongono in maniera perentoria marjuana e cocaina, con un modo di fare che ricorda i mercati rionali. Esemplare il racconto di un mio amico: passava di lì in bicicletta e uno degli spacciatori l’ha richiamato con densi oh, oh, oh. Nel mentre accennava a inseguirlo. Al che il mio amico si ferma e quello gli urla da lontano, con le mani a mimare un megafono: «vuoi coca o maria?».

Il problema risale al fatto che le Colonne sono considerate un luogo di movida, o meglio, lo erano, visto che ora l’interesse etilista si è spostato sulla Darsena. Inutile fare la solita manfrina dell’“ah, ma è un luogo bellissimo deturpato, bla bla bla”. Credo solo che sia utile denunciare questa situazione, perché le Colonne di San Lorenzo sono un monumento di questa città che potrebbe essere uno dei principali poli di interesse culturale, storico e architettonico. E se in Italia la Cultura non dà da mangiare è perché si trattano i luoghi di interesse culturale senza alcun rispetto e senza la benché minima progettualità. Questo nel paese che ospita il più alto numero di siti di interesse culturale al mondo.

di Victor Attilio Campagna

Autore

  • Tre anni di Lettere Antiche, ora a Medicina e Chirurgia. Per non perdere l'identità si rifugia nella letteratura, da cui esce solo per scrivere qualcosa. Può suonare strano, ma «Un medico non può essere tale senza aver letto Dostoevskij» (Rugarli).