Il seguire

Cerco di seguire il filo dei miei pensieri, ma ho una musichetta in testa e non ci riesco!

Per di più, m’insegue anche un assillo, e cioè: chi leggerà questo articolo? Che ne seguirà?… In questo momento, infatti, di malta in cantiere ne abbiamo a iosa: la redazione sforna articoli e concorsi, l’associazione le sta dietro con iniziative e presentazioni, cominciano infine i lavori per aprire a breve un circolo culturale, per il quale urgono: progetti di finanziamento, contatti, programmi e… lavori di ristrutturazione con le nostre tigrate zampette! (per risparmiare qualche doblone). E poi, chissà se tutto avrà modo di avverarsi, quando i nostri lettori seguiranno con lo sguardo queste parole! I casi sono due: o la fantasia fa la nottola e insegue la realtà, oppure è lei a dichiararsi, così da aspettare che sia la realtà a venirle dietro. È quel che fa l’I Ching, non solo perché trattasi di un oracolo, ma anche nella fattispecie della scelta sul nostro prossimo tema, legato all’esagramma 17 del libro divinatorio, dal titolo: Il seguire.

I Ching esagrammi 17 e 47 Il seguire e L'assillo

Seguiamo anche noi, allora, l’esempio del Classico cinese, dato che in Oriente l’attitudine a rifarsi a una “Via” sembra più diffusa della soia, e poco importa sia la via delle spezie, appunto, accanto a quella della seta, magari, o altrimenti la Mārga indiana, il Tao cinese o il nipponico (da cui i vari JuDO, AikiDO, BushiDO, e le altre vittime del suffisso di cui hanno tanto il chioDO fisso!). In questa strana “Via”, comunque, tanto va l’allievo sul tracciato dell’insegnamento che ci scappa di diventare maestro. Secondo questa logica, Lao-Tzu (padre spirituale del taoismo), disse: «Ciò che altri hanno già insegnato l’insegno anch’io [e fin qui tutto bene], ma di questo insegnamento sarò io il padre»… ma guarda un po’! Sembra di riascoltare quell’epigramma di Callimaco in cui non voleva cantare nulla di non già testimoniato (ἀμάρτυρον), per poi rifiutarsi di spingere il cocchio sulle orme altrui. Forse fra epigramma ed esagramma si può fare confusione, ma a Martin Buber, smunto teologo ebraico, il giochetto non è certo sfuggito, e perciò il suo testo di confronto con il taoismo, intitolato guarda caso: Seguire ciò che è comune (dem Gemeinschaftlichen folgen), riporta la via del Tao verso la Grecia antica eleggendo piuttosto Eraclito che Callimaco, grazie alla sua massima: «Bisogna seguire ciò che è comune».

Ora, a proposito di giochetti, riusciremo davvero a convincerci che i grandi mistici dei tempi illustri abbiano tutti “un’aria di famiglia”, dal momento che s’è fatto in modo che sembrassero coevi? In questo caso, chi fosse vissuto nel VI secolo a.C., avrebbe potuto fare slalom fra Lao-Tzu, Confucio, Buddha, Zoroastro, Pitagora ed Eraclito meglio di Alberto Tomba! Eppure Hermann Hesse, al momento di seguire questa Via a ritroso nel suo Pellegrinaggio in Oriente, riepiloga gli stessi nomi ma si scorda proprio di Eraclito! In fondo però, il viaggio mistico da lui descritto procede anche verso l’oblio, sotto forma di regresso alla fanciullezza. «Il mio ritorno all’infanzia», dice infatti, faceva sì che la meta «non era soltanto il paese del Levante», ma «la giovinezza dell’anima», cioè una vera e propria «Crociata dei bambini»… ecco forse il miglior sottotitolo a molti dei nostri progetti!

Persino il nostro calligrafo di fiducia ha voluto disegnare con stile più naïf stavolta:

I Ching esagramma 17 sui zhuan

Ma l’I Ching sa essere spietato, ahimè. «Chi si attacca al ragazzino», sentenzia malefico, «perde l’uomo forte». Al momento di seguire un leader, che sia Crociata, pellegrinaggio o Via spirituale, non c’è santo che tenga: «Dove si vuole costringere a seguire con astuzia o violenza», leggiamo sul testo, «nasce sempre una resistenza». Ed ecco, quindi, che alla figura del ragazzino il testo cinese oppone quella dell’uomo anziano, il quale però agisce in un modo che ha gettato nell’imbarazzo chi, durante l’ultima presentazione, ha dovuto leggere in pubblico questo passo incriminato: «Un uomo anziano si pone sotto una fanciulla giovane e le usa riguardo»… ehm, diciamo che… non c’è niente di più ridicolo di un vecchio ridicolo! Se poi si comporta pure da ragazzino… Ne sa qualcosa il grande scrittore Tanizaki, autore del Diario di un vecchio pazzo, in cui il nonnetto di famiglia, al solo pensiero della nuora, ritrovava un certo… vigore! E quando scopre che nel tempio Yakushiji si trova una pietra con impresse le orme del Buddha, medita di fare un calco dei piedi di Satsuko, la nuora appunto, affinché l’impronta possa figurare poi sulla propria lapide.

Diario di un vecchio pazzo

Seguendo le orme di quest’immagine mortifera, a proposito di Tomba, scopriamo che calza assai con i riti funebri cui è preposta buona parte del buddhismo, in relazione anche al ruolo di certe guide spirituali investite del compito di farsi seguire dalle anime dei defunti verso l’aldilà, così come nell’amidismo. Eppure, mannaggia, persino nella pace escatologica di una buona morte, non cessa qualche “assillo” (non per niente tema dell’esagramma di sviluppo). Ad esempio, quando nel Kojiki – antiche cronache giapponesi, a cavallo fra mito e storia – la dea Izanami passa a miglior vita, il consorte Izanaki decide di seguirla fin laggiù per riportarla indietro. “Non si può proprio stare in pace!”, avrà pensato, e lo stesso dicasi per Baldr, il più bello fra gli dèi nordici (stincato per un inganno di Loki), il quale si vide faccia a faccia col figlio di Odino, dopo che questi lo ebbe seguito fin nell’oltretomba pur di “salvarlo”. In più, a Izanaki si impediva di guardare la moglie prima di averla riaccompagnata fra i vivi. Chi indovina com’è finita a quel furbacchione?… Il nostro bravo Orfeo di turno ha rotto il veto prima di essere uscito dal regno ultraterreno, ovvio! Peccato che stavolta a infuriarsi non fosse Ade, e nemmeno il Dio in persona, come fece con Lot reo di aver violato il comando di non voltarsi a sbirciare Sodoma e Gomorra in fiamme (cosa c’era poi da guardare, solo Lui, appunto, lo sa!). Per il povero Izanaki è l’ormai ex moglie stessa ad andare su tutte le furie e fargli un mazzo che nemmeno Santippe dopo aver beccato Socrate che non alza la tavoletta in bagno!

Il divieto di guardare, cioè di testimoniare (μαρτυρέω), potrebbe ormai allungare la minestra con Amore e Psiche o con l’analogo mito vedico di Urvaśī e Purūravas. Noi invece prendiamo in parola il suggerimento dell’I Ching di seguire ciecamente un condottiero di vero talento: noi stessi! Aiutiamoci magari con l’immagine della morte di Gengis Khan e del tabù, imposto ai suoi sudditi, di seguire il feretro lungo il cammino che lo avrebbe destinato a segreta sepoltura. Fra le sue guardie vigeva ordine perentorio di uccidere chiunque incontrato sulla loro “Via”, eppure… furono migliaia i mongoli disposti a seguire ugualmente il proprio comandante, pur di morire insieme a lui! Il loro cammino era chiaro, anche se gli occhi non potevano vederlo… Un momento… ecco qual è la musichetta che ho in testa… maledetti Genesis!

♫ The path is clear, though no eyes can see! ♫

di Federico Filippo Fagotto

per le calligrafie ringraziamo il maestro Bruno Riva

e il sostegno dell’associazione shodo.it.

Autore

  • Federico Filippo si risveglia dal sonno dogmatico nella bella facoltà di Filosofia in Statale e si riaddormenta con gli studi a Venezia. Tornato a Milano, dopo il gong della laurea in Scienze Filosofiche, inizia collaborazioni con la cattedra di Estetica e nel frattempo, in fuga dall’accademismo, ha la fortuna di radunare un gruppo di ragazzi pieni di stoffa e fondare la rivista di arte e cultura La Tigre di Carta, cui segue l’Associazione culturale La Taiga che gestisce il teatro e circolo culturale Corte dei Miracoli. Fra editoria ed eventi, gioca col violoncello il bridge e lo yoga. Tutto ciò non fa bene alla salute... meglio scrivere!